Start Walkin’ 1965-1976: Nancy Sinatra non è solo la cantante con gli stivali.
Nell’enciclopedia universale dello spettacolo Nancy Sinatra è un nome scritto a carattere pabbastanza piccolo: figlia di ‘ol blue eyes Frank, un duetto di grande successo con papà, Somethin’ Stupid, un evergreen a proprio nome, These Boots Are Made For Walkin’, famoso soprattutto per il suo clip con tanti stivali e 50 milioni di visualizzazioni. A questo i cinefili aggiungono la presenza della sua versione di Bang Bang nella colonna sonora di Kill Bill: Volume 1 di Quentin Tarantino e di These Boots Are Made For Walkin’ in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick.
Il fascino obliquo di Nancy Sinatra
Anche per i musicofili, categoria sempre più di auto-culto, non è che Nancy Sinatra sia una figura così importante. Oltre a quanto menzionato, di lei ricordano giusto Some Velvet Morning, cantata insieme a un tipo coi baffi, anche se probabilmente preferiscono la versione psych-gotica che ne dettero i Vanilla Fudge o quella psych-desertica dei Thin White Rope. Eppure, nelle canzoni migliori di Nancy è inevitabile percepire un fascino obliquo, una linea di cupezza nella limpida luce melodica, una squadratura fra quel che viene detto e quel che viene suggerito.
Nancy Sinatra non scriveva i pezzi che cantava (e nemmeno li sceglieva), non aveva una voce dal timbro particolarmente originale; con i capelli biondi tinti, i vestitini corti e quel cognome ingombrante apparteneva in tutto e per tutto al mainstream pop. Al tempo stesso però lo trasfigurava dall’interno rendendolo smagliante e iperreale. O forse fu soprattutto Lee Hazlewood, sì proprio il tipo coi baffi, a fare in modo che le cose andassero così.
Tutto questo è ben tratteggiato nell’antologia Start Walkin’ 1965-1976 che contiene in gran parte brani originariamente pubblicati come singoli e provenienti in prevalenza dal triennio 1966-68, quello dei grandi successi.
Nancy & Lee/ Lee & Nancy
Qualche cifra: dei 23 pezzi della raccolta Hazlewood ne produce 19, ne firma 13 e ne canta in duetto nove. È lui a portare con sé al primo incontro in casa Sinatra (presente papà Frank) l’arrangiatore e chitarrista Billy Strange ed è lui, tramite Strange, ad assicurarsi i servizi della Wrecking Crew, celebre collettivo di sessionmen losangelini perfetti nell’adattarsi a ogni situazione.
Tuttavia Nancy è bravissima a intervenire nei momenti che contano, a dare il tocco definitivo. Ad esempio si impone su una questione che si rivelerà decisiva: spiega a Hazlewood che These Boots Are Made For Walkin’ con voce maschile è un pezzo sessista, specie considerando il testo del ritornello. Invece, cantato da una donna, il celebre verso “Uno di questi giorni, questi stivali ti cammineranno sopra” diventa un fantastico esempio di femminismo sexy (“Non credo che femminismo e sessualità si escludano a vicenda, anzi si potenziano a vicenda” conferma la cantante nell’intervista contenuta nel libretto del cd)
Da qui fino al 1968 a dominare è la dialettica donna-uomo/angelo-diavolo/cowboy-ragazza di città. In realtà Hazlewood aveva provato la carta del duetto poco tempo prima con l’altra falsa bionda Suzi Jane Hokum (*), ma solo con Nancy quei pezzi diventano dialoghi-sfide dove lui è romantico, disilluso, scuro nella carnagione e nella voce e lei sensuale, elusiva, sotto sotto temibile e, attenzione, quasi sempre vincente. Il tutto su un fondale sonoro che potremmo definire pop gotico: belle melodie, suoni cupi e parecchio epos quasi cinematografico.
Non ci sono dubbi: Summer Wine, Some Velvet Morning, Sand e anche la meno nota Lady Bird vanno considerati fra i duetti più belli di tutta la musica dello scorso secolo. E anche quando entra in scena l’ironia, come nel caso di Jackson, la dialettica fra concordia vocale e discordia testuale è tale da vincere la sfida con la più nota versione di Johnny Cash e June Carter. (A titolo di cronaca va precisato che la relazione fra Nancy Sinatra e Lee Hazlewood fu sempre e solo artistica. Con un po’ di psicoanalisi da strapazzo si può ipotizzare che la mancata trasformazione in vicenda sentimentale abbia contributo ad accentuare la peculiare tensione che pervade quei pezzi.)
Gli anni ’70 di Nancy Sinatra
Nel 1968 Lee lascia gli Stati Uniti per la Svezia (forse allo scopo di evitare la leva militare – con viaggio in Vietnam – al figlio) e Nancy si sente, parole sue, “tradita”. I pezzi anni ’70 la mostrano incerta sulla direzione sonora da prendere e un po’ in difficoltà rispetto a un’epoca tutta rock e impegno – vero o presunto – che la considera icona di un mondo patinato e reazionario. Forse per questo non riesce a riposizionarsi in ambiti musicali che potrebbero esserle congeniali come il country-rock. Si tratta dell’inizio di una lunga eclissi durata fino a metà anni ’90 quando il gusto per il pop oscuro targato Sinatra-Hazlewood stuzzicherà i palati di rockers quali U2, Thurston Moore, Jarvis Cocker, Calexico o Morrissey.
Tornando a Start Walkin’, se nell’ultima parte della raccolta si ascoltano cose graziose come Hook & Ladder (con Ry Cooder al mandolino), a convincere davvero sono, guarda caso, i pezzi che vedono il temporaneo ritorno in scena di un Lee Hazlewood dalla voce sempre più profonda: la storia d’amore illegale Paris Summer e il drammone minerario Arkansas Coal (Suite).
E così, magari con un piccolo calo di vitalità, si arriva contenti all’ultima canzone della scaletta, Una canzone che merita una trattazione specifica.
Nancy Sinatra, Lee Hazlewood e… Toto Cutugno
S’intitola (L’été Indien) Indian Summer e Nancy e Lee la incidono come singolo in Svezia dopo averla ascoltata cantata in francese da Joe Dassin. Questa la storia come la racconta Nancy (che sostiene di adorare il pezzo), eppure all’ascoltatore italiano la melodia ricorda qualcos’altro. Un’occhiata alle note di copertina e tre fra i nomi degli autori spiegano tutto: Losito, Cutugno, Bugatti. Insomma, il vero originale si intitola Africa e fu inciso dagli Albatros, gruppo fondato da Toto Cutugno e responsabile di una delle più brutte canzoni della musica italiana, Volo Az 504. E, in verità anche questo pezzo risulta parecchio turgido.
Se a questo punto si prova un po’ di sgomento per l’improvvida caduta nell’abisso gommoso del kitsch pop, basta ripartire da inizio programma del disco e da quella Bang Bang lunare e immersa nel riverbero della chitarra di Billy Strange per ritrovare la contentezza. In attesa delle prossime ristampe di Nancy (e di Lee).
(*) Queste versioni si possono ascoltare nel doppio cd di Lee Hazlewood These Boots Are Made For Walkin’ – The Complete MGM Years.
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