Viene ripubblicata un disco oscuro e geniale: Standing Stone di Oliver

La leggenda di Oliver e di Standing Stone nasce quasi un ventennio dopo la sua uscita, quando, a inizio anni ’90, un collezionista ne trova casualmente una copia in un mercatino dell’usato. La copertina spartana non offre indicazioni circa il contenuto, ma la qualità e la bizzarria della musica fanno si che in breve la voce si sparga ed il disco divenga ricercatissimo. Oliver Chaplin, questo il nome completo dell’autore, non aveva mai nutrito autentiche velleità di successo e a quel punto si ricordava forse a malapena di aver inciso l’album. Possiamo immaginare quindi quale fu la sua sorpresa nel ricevere le telefonate dei cultori bramosi di procurarsi l’oscura gemma. A loro Oliver vende gli ultimi esemplari ancora in suo possesso.

La possibilità di ristampare il disco si concretizza quando a contattarlo è David Wells della Tenth Planet, etichetta inglese che fra gli anni ’90 e l’inizio dei 2000 ha curato diverse ristampe molto accurate di materiale più o meno oscuro. Standing Stone torna così a circolare, prima su vinile con tiratura molto limitata, quindi anche su CD.

Un ritorno dal passato che suscita un sorprendente interesse

È curioso il fatto che io lo abbia già recensito, su di una fanzine e proprio in occasione della prima ristampa, ed ora, grazie alla nuova edizione curata dalla label spagnola Guerssen, ho la possibilità di tornare a parlarne. A distanza di oltre un quarto di secolo potrei scrivere le stesse identiche cose; il fatto che l’autore e la genesi del disco non siano più avvolti nel mistero non altera in alcun modo il fascino di un’opera assolutamente unica nella sua bellezza e nella sua stravaganza.

Ai più attenti fra i musicofili nostrani non sarà sfuggito il lavoro di riscoperta e di analisi compiuto nei confronti di Standing Stone da parte di Jack Cucci, un blogger con un buon seguito sui social, che sul suo sito Pincopanco esamina con competenza e cura appassionata e meticolosa i recessi più oscuri dell’arte contemporanea, della musica in particolare. Jack riesce addirittura a rintracciare Oliver Chaplin e a farsi rivelare diversi dettagli interessanti (per ulteriori approfondimenti non posso quindi che rimandarvi al suo articolo).

L’entusiasmo di Jack è tale da averlo spinto a concepire un progetto hauntologico che consiste nel produrre  reperti da un UK immaginario del 1974, un passato alternativo in cui le cose sono andate per il verso giusto: Brian Jones non è morto, Syd Barrett non è impazzito e continua ad esibirsi dividendo il palcoscenico dei festival con Brian Eno e Captain Beefheart, mentre il nostro Oliver Chaplin incidendo per la Virgin ha raggiunto la notorietà  che per il suo talento avrebbe meritato.

Nella realtà Standing Stone viene pubblicato quello stesso anno in un’edizione privata, per la fantomatica etichetta Oliv, in sole 250 copie, quasi tutte distribuite a parenti ed amici. Nel booklet accluso alla nuova edizione, la storia di questo capolavoro ritrovato è ricostruita da Richard Allen, il cui nome è noto agli appassionati di psichedelia, soprattutto per essere stato il boss dell’etichetta inglese Delerium.

Vita e opere di Oliver Chaplin

Oliver nasce nel Suffolk, una contea dell’Inghilterra orientale, e nella sua formazione musicale giocano un ruolo importante i due fratelli maggiori: Giles, col quale per un certo periodo si esibisce in un duo acustico, e Chris, che diventa tecnico del suono per la BBCed ha l’occasione di lavorare anche con Jimi Hendrix e Syd Barrett. È Chris a regalare ad Oliver il registratore a 4 piste con il quale inciderà i brani che vanno a formare il disco, e ad apportare interventi decisivi in fase di missaggio.

Nei primi anni ‘70 molti degli ultimi hippies britannici si erano già spostati dalle città alle zone rurali, attratti anche dal fascino magico ed ancestrale di alcuni luoghi della loro campagna, si pensi ai festival di Stonehenge e Glastonbury.  In quel periodo Oliver vive in una fattoria del Galles, in un sito in cui sono presenti antichi menhir. È nel completo isolamento di quest’eremo che viene concepito Standing Stone, e la pietra a cui si riferisce il titolo è proprio un menhir che si trova nelle vicinanze. L’ambiente circostante non è soltanto una fonte d’ispirazione, ma gioca un ruolo attivo all’interno delle canzoni, gli oggetti domestici vengono usati estemporaneamente come percussioni, i suoni naturali (cinguettii d’uccelli e ronzii d’insetti) sono registrati nei campi circostanti la fattoria. Si sentono addirittura rumori di sottofondo: colpi di martello e squilli di telefono.

I brani di Standing Stone

Ogni brano è frutto del momento irripetibile in cui è registrato, ed è poi sottoposto ai sapienti ritocchi di Chris. Oliver maneggia con estrema perizia tutti gli strumenti, in particolare la chitarra, sia acustica che elettrica. Quest’ultima è spesso pesantemente distorta dal fuzz e dal wah wah, suo fratello usa delay e phasing per acidificare ulteriormente l’intruglio e altera il suono delle percussioni, al punto che talvolta sembra di sentire una drum machine. Per la particolarità dell’approccio, Standing Stone si tiene perfettamente in bilico tra primitivismo e tecnologia, fra spontaneità naif e calcolo.

Le influenze denunciate dal musicista sono molto classiche (Elvis Presley, Chuck Berry e soprattutto Robert Johnson), questo però non deve far pensare che il suo stile sia ligio alla tradizione. Le matrici blues e rock ‘n’roll, alle quali va aggiunta anche quella folk britannica, sono rivisitate con uno spirito iconoclasta che le deforma fino ai limiti del grottesco e del parodico.

Il disco parte con la folleggiante Off on a Trek, che ha qualcosa di Roy Harper e degli stralunati bozzetti acustici dei primi Jethro Tull, la voce è quella di un loony che alza un lamento al cielo notturno. Con Trance entriamo in un vortice di distorsioni, il ritmo è quello di un indemoniato rockabilly, la voce riprende i versacci di Screamin’ JayHawkins e forse anticipa addirittura i singulti di un Lux Interior. Flowers on a Hill è un’elegante ballata vagamente rinascimentale che procede fra delicati arpeggi di chitarra e mandolino, sinistri sibili d’organo, soffi di flauto. La slide guitar di Freezing Cold Like an Icerberg ci conduce nel delta del Mississippi, la voce è distorta in maniera tale da far pensare a un 78 giri degli anni ’30 e, per come canta e storpia il blues, Oliver non può non far pensare a Captain Beefheart.

L’elettricità acida e malsana della lunga Cat and the Rat è esasperata dal phasing, il testo è un lungo susseguirsi di suoni gutturali indecifrabili. Orbit your Factory può ricordare Donovan e i Pink Floyd più pastorali. L’ipnotica Tok Tic è una sapiente alchimia fra folk bucolico e rock psichedelico. Mi dilungherei troppo a descrivere tutti e 17 i pezzi, per un totale di oltre 50 minuti di musica, dico solo che il resto del disco è un susseguirsi di brillanti intuizioni stravolte nel segno dell’eccesso, fra rumorismi, filastrocche malate, fingerpicking ipercinetici, honky-tonk e quant’altro…

Ma la storia di Oliver non finisce qui…

Oliver Chaplin è una persona molto più normale e serena di quanto farebbe pensare la sua musica. Le belle foto d’epoca accluse nel booklet ci restituiscono l’immagine di un pacifico e sorridente figlio dei fiori in stile Incredible String Band. Vede svanire senza eccessivi rimpianti le possibilità di promuovere il suo disco, nonostante l’apprezzamento di tutti gli addetti ai lavori che lo ascoltano, l’unico disc jockey che manda in radio qualche pezzo dell’album, malgrado non sia in commercio, è il solito John Peel. A partire dagli anni ’90 lavora come autista di camion e ha l’opportunità di seguire i tour europei di artisti quali Rolling Stones e Elton John, si convince una volta di più che la vita della rockstar non fa per lui, continua a preferire la tranquillità della campagna.

La leggenda però potrebbe non finire qua, la Guerssen promette di avere pronto Stone Unturned, un disco di brani inediti registrati in quelle fervide session nella fattoria gallese. Il sottoscritto non vede l’ora di ascoltarlo e di tornare a scrivere di Oliver.

Oliver - Standing Stone
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Oliver – Trance: https://youtu.be/pFKfXlrMR6A

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Nasce a Savona nel 1966 e per il momento ancora vive. Ascolta musica voracemente e ne scrive a tempo perso. Ad una certa età pensa di sentirsi troppo vecchio per continuare a comprare dischi, ma rinsavisce in fretta e torna sulla retta via. Lavora come infermiere in terapia intensiva e durante la pandemia la musica lo aiuta a pensare a qualcosa che non sia il Covid-19.

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