Paolo Benvegnù - E' inutile parlare d'amore

Paolo Benvegnù dice che è inutile parlare d’amore, ma poi…

La premessa, un po’ azzardata, mi fa dire che alcune canzoni di questo disco potrebbero fare una bella figura sul palco di Sanremo. Magari senza ricevere premi, ma lasciando un ottimo ricordo. Sto parlando soprattutto di L’Oceano, così come, con qualche aggiustamento, della più complessa Pescatori di perle. Alla prima, cui partecipa Dario Brunori (Brunori Sas) potrebbe persino essere applicato il “trattamento Vessicchio” e chissà cosa ne verrebbe fuori.

Vero outsider della scena cantautorale italiana, Paolo Benvegnù vanta una lunga carriera, iniziata con gli Scisma ben  trent’anni fa. Ha poi seguito percorsi importanti  collaborando con Stefano Bollani, Marco Parente, David Riondino e Irene Grandi. La sua opera più importante coincide con il debutto solista del 2004, Piccoli fragilissimi film, assolutamente da riscoprire (per saperne di più su di lui ecco una nostra recentissima intervista).

Paolo Benvegnù e una magnifica ossessione

Nel nuovo disco il cantautore milanese, ma toscano d’adozione e oggi umbro di residenza, sembra ossessionato dalle tante  sfaccettature dell’amore e dalle difficoltà di relazione, temi che ricorrono per tutto il disco, tolto il caustico ma (abbastanza) divertente sfogo di Canzoni Brutte. Proprio questa, tra l’altro, è uscita come singolo, assieme a dichiarazioni del tipo: “questo disco è come la sceneggiatura di un film che nessuno girerà e di cui nessuno sentiva il bisogno”.

È inutile parlare d’amore (Woodworm/Universal)  comincia e termina con due brani dal titolo bizzarro: all’ inizio, in Tecnica e simbolica, spicca una strofa assai cruda: “è come dar da mangiare ai cani, e dai cani farsi mangiare”; alla fine, invece, con Alla disobbedienza, s’impone una sorta di resa: “come è stupido parlare d’amore, quanto è inutile”. Il brano, otto intensi minuti, termina comunque in modo piuttosto sereno, con i versi ripetuti: “Ci sei solo tu, la luce e l’ombra”. Dopo queste parole, tutto  sfuma in un lungo finale, condotto da un leggiadro quartetto d’archi.

Di dischi come questo, del suo pop raffinato c’è sempre necessità e Benvegnù onora la categoria con un’opera intensa; in fondo, facendo ricorso a un prestito letterario, di cosa si parla, quando si parla d’amore?

Paolo Benvegnù - È Inutile Parlare D'amore
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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