Paul McCartney – McCartney IIICapitol - 2020

Da Abbey Road a Hogg Hill Mill, Sussex: McCartney III.

Iniziamo a dire che non era affatto programmato, un nuovo album dell’ex beatle. L’idea è arrivata dopo il lockdown, che in questo caso sarebbe più opportuno definire “rockdown”, visto il tasso alcolico (elevato) delle 11 canzoni presenti nella scaletta di McCartney III, un disco che chiude idealmente una trilogia iniziata precisamente mezzo secolo fa con il primo capitolo e proseguita con il secondo, che di anni sulle spalle ne ha quaranta.

Paul McCartney – McCartney III
Capitol – 2020

Nella sua casa nel Sussex, Paul non si lascia deprimere dall’isolamento imposto dal Covid e, durante i primi mesi dell’anno, scrive canzoni, suona, registra e sovrappone. Fino alla decisione, perché no, di farne un album. Tanto, come si è affaccendato a sostenere, “mica devo dimostrare niente a nessuno”. Come dargli torto…

Take a sad song…

È un piacere sentire Macca così in forma, uno straordinario artista – uno dei più importanti e influenti del secolo scorso – che ha visto scorrere tra le sue chitarre 78 primavere e sembra che ancora aspetti l’estate. Sì, perché le 11 tracce che compongono l’album sprizzano gioia ed energia, voglia di suonare e di cantare – se dal vivo non si suona, dal vivo suono da solo –, sentimenti quasi in antitesi rispetto al periodo che stiamo vivendo e totalmente in contrasto se paragonati ai due capitoli precedenti – sia detto: i tre album sono legati da un filo conduttore, ovvero, Paul suona tutti gli strumenti –, che segnavano rispettivamente la dissoluzione dei Beatles e quella dei Wings dieci anni più tardi. Qui non si respira malinconia, niente affatto, bensì il talento cristallino di colui che, a parere di chi scrive, ha regalato al mondo intero una manciata di melodie immortali e indimenticabili. Chiedi chi erano i Beatles e lui ti risponderà, basta ascoltare Long Tailed Winter Bird, la canzone che apre l’album, una cavalcata chitarristica strumentale che ci fa capire perché, quel 6 luglio del lontano 1957, John Lennon decise di scritturarlo nei Quarrymen.

When Winter Comes

Intendiamoci, McCartney III non può essere annoverato tra i capolavori del nostro: impossibile, però, non restare affascinati e rapiti dall’effervescenza di ogni singolo brano, nessuno dei quali, a detta della critica che ha già criticato, un singolo “potenziale”. Ebbene sì, il buon Paul preferisce la potenza al potenziale, si disinteressa della classifica – a differenza dei precedenti New ed Egypt Station – e, semplicemente, si diverte. D’accordo, forse, che non c’è una canzone assassina tipo Coming Up – dal secondo capitolo, 1980 – in grado di colonizzare le charts, però è anche vero che Find My Way o la ballatona acustica Pretty Boys non sono in grado di scriverle in molti, con i tempi che corrono. Fatele circolare in radio e vedrete… Non dubito che così sarà.

 

Women and Wives scorre bene sul piano e sì, richiama i fab di Let It Be, Lavatory Lil è un rock acido e corrosivo, Deep Deep Feeling una cavalcata ipnotica di oltre 8 minuti, Slidin’ una scarica elettrica ad alto voltaggio. The Kiss of Venus e Seize the Day riecheggiano perfettamente il songbook del beatle alone, mentre Deep Down può contare su una sezione ritmica da sballo, veramente una grande canzone. Chiude il cerchio Winter Bird / When Winter Comes, slow song acustica e delicata. A questo punto viene naturale ripartire da capo.

Paul McCartney – McCartney III
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Vive a lavora a Viareggio, dove gestisce una piccola casa editrice: https://edizionilavela.it/. Ha collaborato per diversi anni con la rivista Buscadero e ha diretto la collana musicale Fanclub per Pacini editore.

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