Un live di Belle And Sebastian registrato nel ‘lontano’ 2019.
Belle And Sebastian hanno registrato What To Look For In Summer durante la tournée del 2019, Si tratta di un disco lungo che – come si faceva un tempo – simula la scaletta di un unico concerto. In realtà i 23 pezzi provengono da date diverse del tour, incluse quelle di un’insolita crociera indie-rock. Diversa è anche la loro prima apparizione discografica, dalla fine del secolo scorso sin quasi a oggi. Questo viaggio lungo la venticinquennale carriera del combo di Glasgow testimonia di una cifra stilistica ben riconoscibile e di una qualità sonora che si è mantenuta, con le inevitabili flessioni, sempre piuttosto alta: ascoltare We Were Beautiful (da un ep del 2017) per credere.
La continuità fra vecchio e nuovo in What To Look For In Summer
Inevitabilmente i Belle & Sebastian magici-senza-averne-l’aria, nerd e trendy allo stesso tempo, sono quelli delle origini. Ma anche l’evoluzione successiva in chiave vagamente piaciona ha un suo fascino. Qui il pezzo da ascoltare per credere è Dog On Wheels, pure questo da un ep (formato molto apprezzato dal gruppo) datato 2000. L’esecuzione rispetta la stralunata delicatezza originaria e al tempo stesso suona potente: se non da stadio, di sicuro da festival importante. A differenza di altri album live, What To Look For In Summer non è dunque pleonastico: racconta di un gruppo che nasce romantico e introflesso per poi diventare spettacolare a modo suo, ovvero in sintonia con quelle origini sottotraccia, da ragazzi timidi della cameretta accanto. Il repertorio associa titoli classici a stranezze e va detto che il pubblico dimostra di apprezzare anche le seconde. E pazienza se qualcuno (chi scrive, ad esempio) avrebbe trascurato Funny Little Frog in favore di There’s Too Much Love o di The Model.
Il senso di Belle & Sebastian per la musica
Il frontman Stuart Murdoch (che qua e là fatica sulle note alte) è il simbolo dell’etica Belle & Sebastian, ovvero “adoro il palco, ma quando scendo mi leggo un libro”. Scherza con il pubblico, rallenta o accelera il canto, ironizza sulle parole sbagliate nel testo, cita canzoni diverse da quella che sta cantando, fa commenti sul clima senza perdere il filo. Più un simpatico gatto che un temibile iguana, ma pur sempre di animale da palcoscenico si tratta.
I compagni di banda si fanno rispettare anche loro. E se è inevitabile apprezzare la fine trama strumentale, l’uso della tromba, del clavinet o delle tastiere elettroniche d’annata, a stupire è sovente la robustezza della sezione ritmica. Chi avrebbe mai detto che avremmo ammirato i gentili Belle And Sebastian per il loro vigore? D’altronde la genialità sta anche nella capacità di sorprendere pur restando rassicuranti.
Questo è un disco ricco di sentimenti, a tratti spumeggiante a tratti struggente. E lo struggimento non deriva solo nel ritrovare quelle canzoni del disco ascoltate con stupore la prima volta in un giorno ormai lontano nel tempo. Paradossalmente, ancor più lontano nel tempo appare il 2019 di queste incisioni dal vivo. Sappiamo tutti cosa è accaduto nel frattempo e cosa ne è stato dei concerti. E allora ci si commuove sperando di ritornare un giorno o l’altro sotto un palco a cantare, sudare, ballare. We Were Beautiful, appunto, e vogliamo esserlo di nuovo.
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