Due ristampe per i Pere Ubu: Pennsylvania e St. Arkansas.
Da anni sono un fedele seguace di Pere Ubu, della patafisica e di Jarry e quindi mi accingo con piacere a disquisire su…aspetta, ah, Pere Ubu la band, non la creatura letteraria… Va benissimo, più o meno il discorso è lo stesso. Lode quindi alla Fire Records che ci ripropone due uscite Pennsylvania del 1988 e St. Arkansas del 2002 forse all’epoca passate in sordina ma che meritano un degno revival.
Le due opere arrivano dopo un periodo in cui il Pere pareva essersi addomesticato a suoni ed umori più consoni al pubblico. Lavori come Cloudland lo dimostrarono quasi sbeffeggiando l’hard core fan base ma evidentemente la bestia può fingersi addormentata ma guai a risvegliarla.
Pennsylvania
E il risveglio in Pennsylvania equivale a svegliare un grizzly in letargo. Ecco riaffacciarsi cupezze metropolitane, cantilene ricche di dissonanze e quasi spoken word su basi chandleriane, alcune in odore di John Zorn. Vengono evocati fantasmi industriali, la sensazione del tritacarne sonoro dei primi lavori è davvero tangibile e l’album si conferma quindi degno tassello da recuperare in caso di oblio distratto.
St. Arkansas
Venendo a St. Arkansas anche qui si toccano corde di deliquio per gli amanti del genere, la voce dell’orco Thomas è quantomai sardonica, malinconica e feroce talvolta anche all’interno del medesimo brano. Ci si sposta in paludi sintetiche dove voodoo metropolitani avvelenano l’aria w.a.s.p. del quartiere, ci si frange su onde post punk di cui solo i padri putativi possono fregiarsi l’onore di replica e siparietti para jazzati consentono brevi sospiri finanche l’aria sia irrespirabile.
Pennsylvania e St. Arkansas necessari per (ri)scoprire i Pere Ubu
Inutile dire che le due emissioni sono consigliate sia a chi ancora non conosce la parabola Ubesca sia agli aficionados che le scansarono all’epoca come copioni ripetuti ma che, alla luce dell’attuale pochezza sonora, potranno invece provare sollazzo e adenocromiche nostalgie.
Ora, invece, se vogliamo parlare di patafisica…
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Marcello Valeri
Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.
