A Sparkle On The Dark Water: il senso di meraviglia secondo i Pinhdar.
Duole dirlo, ma la definizione di hidden treasure, che tanto piace a chi scrive quando scopre qualcosa che non conosceva (nonché indice di perlopiù ignoto alle masse), non sempre è di consolatorio giovamento agli artisti a cui si ascrive, ma i Pinhdar sono davvero un… hidden treasure, almeno per me.
Il duo italico, composto da Cecilia Miradoli e Max Tarenzi, come il nome del progetto suggerisce per chi ha minimamente voglia di farsi una cultura, rendono perfettamente in suoni, voce, musica ed atmosfere il sense of wonder di quel che per pindarico va inteso, spesso associato con sprezzante alterigia ad un volo quando non si coglie il significato della descrizione.
In Sparkle On The Dark Water i Pinhdar fanno tutto da soli (e lo fanno bene)
Con A Sparkle On The Dark Water i Pinhdar arrivano al secondo lavoro a lunga durata, dopo una collaborazione passata con Howie B e una risonanza in Albione di tutto rispetto e questa volta fanno tutto da soli. Ciò a riprova che essere autarchici ha un suo significato specie quando si tratta di aut/arte e poco importa che il lavoro sia passato da Bath o Bristol in fase di mixing o produzione, come effettivamente è stato; la dimensione internazionale lo richiede, ma cuore e anima son tutti nostri.
L’album presenta 10 songs ammantate di quella bruma color anice che tanto fu sigillo di bands in casa 4AD e si percepiscono anche i primi vagiti di Goldfrapp pre-dance fever e, non se ne abbiamo a male i nostri, alcune soste come vicini di casa dei Portishead davanti a tazze fumanti di Darjeeling appena abbozzate di latte. Trattasi comunque di sviluppo dell’ ispirazione e non di cut and paste; anzi, la voce di Cecilia, una volta identificata tra le miriadi di sfumature con cui dipinge le proprie parole ha una sua precisa identità, così come i suoni di Max utilizzano la perizia per stupire anziché annoiar.
Quello che è davvero notevole è come, pur non avendo un solo brano che assomigli al precedente o al successivo, la percezione di coesione stilistica riesca ad emergere con inedita forza in un panorama asfittico qual è quello del cosiddetto dream pop o dimenticato qual fu il trip hop, anche se entrambe le definizioni rischiano di sviare dal coniare invece un nuovo genere e pindarico ci sta tutto.
Piccolo e grande al tempo medesimo, A Sparkle On The Dark Water è viaggio mesmerico tra territori non consci, album di dagherrotipi virati in bronzo e sintesi perfetta che guarda al futuro. Per adesso si trova su bandcamp alla loro pagina, sia digitale che in cd, ma per i vinilmaniaci uscirà in estate via la label Fruits de mer…
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