Recensione: Pop Group - Y In Dub

Un’operazione inutile: Pop Group – Y In Dub.

Certe operazioni mi fanno davvero incazzare. Allora, partiamo dal concetto che diventiamo tutti anziani e che quindi, specie in chi nell’arte ha riposto mestiere, dopo un po’ comincia a latitare l’ispirazione; e che, quindi, per un discorso di (in)coerenza o scaltrezza commerciale, o continua a propinar stanchi canoni di un sé che non c’è più, oppure diventa riscaldatore di minestre che, ai tempi dell’uscita, erano invece saporitissimi piatti mai gustati prima.

Una storia breve ma gloriosa

Il Pop Group ha avuto la sua ragione d’essere quando, negli anni giusti per quei suoni, proponeva un discorso testuale e musicale fortemente politicizzato, utilizzando il canone dissonante che ne caratterizzò gli stilemi espressivi in termini di potenza impattante e di messaggio preciso. Due dischi, un live e poi la frantumazione in carriere diversificate tra i vari membri, tra i quali il vocalist Mark Stewart che abbracciò immediatamente la causa del dub più estremo e che si rivelò il più perseverante nel continuare il solco tracciato dalla band sia con i Maffia sia da solo.

Poi c’è stata la ricostituzione, due dischi non indimenticabili, meglio il primo del secondo, un momento di riscoperta da parte anche di chi si era perso l’attimo sul finir degli anni 70 e un sussulto di nostalgia da parte di chi aveva, negli anni, inseguito i frammenti sonori sparsi tra le diverse incarnazioni.

Rivisitare Y? Meglio un disco nuovo

Ora mi chiedo nel 2021 perché riprendere in mano il capolavoro Y, prima emissione su disco della band, lavoro seminale al quale si ispirarono persino i Birthday Party di un ancor feroce Nick Cave, darlo in mano a Dennis Bovell che del Dub fu innovatore, e sottolineo fu, e riproporlo in questa forma (Y In Dub – Mute) che sa tanto di operazioncina commerciale?

 

Intendiamo, io al Pop Group voglio bene, ho persino avuto discussioni ai tempi che furono per sostenerne l’importanza, ma alla luce di questo lavoricchio che posso dire se non che avrei preferito un maggior impegno con un nuovo lavoro, visto che la situazione mondiale di argomenti da loro affrontabili con piglio acuto e laicamente politico ne ha a bizzeffe, o piuttosto il mantenimento di un decoroso silenzio coerente?

Facciamo allora finta che non siano chi siano e approcciamo l’ascolto in maniera auralmente vergine: ci piace quello che stiamo ascoltando? La scusante pare essere l’aver voluto far emergere tramite il dub, che poi proprio così dub non è, significati e significanti del primo lavoro che assumerebbero grazie a questo operato più chiarezza e incisività. Ma, al solito, le nostre orecchie da un lato trarranno il piacere del ricordo ma dall’altro il fastidio dell’opaco trattamento.

A diventar ex vacche sacre basta poco, confido in necessità di implementazioni pensionistiche che comprenderei ma siam tutti nella stessa barca ed è piena di buchi.

Pop Group - Y In Dub
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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