Recensione: Preoccupations – PreoccupationsJagjaguwar - 2016
Recensione: Preoccupations – Preoccupations
Jagjaguwar – 2016

Preoccupations è il nuovo nome che si sono dati i Viet Cong, quartetto canadese formatosi nel 2012, ed è anche il titolo del loro primo lavoro nella nuova veste.

Preoccupations sinonimo di dark wave

Un album estremamente interessante che si inserisce alla perfezione nel solco già tracciato dal gruppo, nel cui universo musicale, sin dagli esordi, fortissime risuonano le sonorità dark a cui i componenti della band si riferiscono apertamente.

Preoccupations si snoda in 9 tracce per una durata complessiva di circa quaranta minuti. E’ certamente debitore della dark wave anni 80 : Echo and The Bunnymen, The Cure, Bauhaus, Joy Division, Swans.  La eco della new wave si sente in tutte le tracce, rivitalizzata e tirata a lucido.

L’album si apre sulle note di Anxiety. E’ lo stesso Matt Flegel, frontman della band,  a definire il brano come cruciale e sulla pagina bandcamp della band ne parla come della canzone che ha segnato la svolta, il punto di non ritorno nella trasformazione del gruppo. Brano bello e allo stesso tempo dalle sonorità inquietanti e dal testo disarmante:

“Nowhere near to finding better ways to be/ I’m not here purely for the sake / Of breathing/ I am wide awake /Excuse my efforts for today”.

Monotony è il momento centrale del disco

Bellissima anche la seconda traccia, Monotony, scandita dal ritmo scatenato della batteria a cui fa da contrappunto il sintetizzatore, cui segue Zodiac, traccia ancora più martellante e ritmata.

Memory, quarto brano, è anche il più lungo, circa undici minuti che possono essere suddivisi in tre sezioni. E che in un certo senso ci aiuta a definire lo stato dell’arte della corrente nu-wave e post-punk. La prima parte, lasciata alla voce di Flagel, è in un certo senso interlocutoria. Ci introduce al cuore del brano, un interludio affidato a Dan Boeckner dei Wolf Parade. Il brano svanisce poi sulle note della terza,  lasciata alla voce di entrambi.  Brano articolato e complesso, quindi, che riassume passato e presente. E definisce in un certo senso le linee guida del gruppo dopo la sua rinascita.

Fra le tracce più riuscite non posso esimermi dal segnalarvi Forbidden e Stimulation, nel più puro stile new wave. E il pezzo in chiusura Fever, che sembra voler dare conto dell’avvenuta e riuscita trasformazione che la band si era prefissata. E non è forse un caso che il ritornello reciti proprio:

“You’re not scared/ you’re not scared/ Carry your fever away from here”.

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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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