Prince

Prince da solo con il piano e un microfono…

Prince - Piano And A Microphone 1983 | Recensione Tomtomrock
Warner – 2018

Non so quanti dischi di Prince abbiate nel vostro scaffale, se conserviate gelosamente un vinile di Blue di Joni Mitchell, un qualunque cd di Keith Jarrett che immortali una delle sue celebri esibizioni live in piano solo o un vecchio di disco di ragtime di Scott Joplin. Ma anche se ne siete sprovvisti, fortunatamente oggi non è complicato trovarli in rete e così potrete completare correttamente l’ascolto del primo corpus di inediti (se ne attendono altri, ora che è stato trovato l’accordo tra eredi e casa discografica) del Principe di Minneapolis.

Il quaderno di appunti di Prince

Perché fin dal titolo non vi sono dubbi. Piano And A Microphone 1983 non è un disco ritrovato miracolosamente dopo 35 anni, bensì un blocco di appunti, un quaderno di brutta su cui la calligrafia minuta e meticolosa di Prince ha schizzato nove abbozzi nella solitudine dello studio nella sua casa di Chanhassen in Minnesota, insieme ad un tecnico di registrazione (“Is that my echo? Give me the straight one. Can you turn the lights down?”) e a un pianoforte.

Per trovare conferma a quanto appena detto riascoltate One Nite Alone… uscito nel 2002 (anche in questo caso voce e pianoforte; il cd è piuttosto raro e non va confuso con il triplo dal vivo inciso con i New Power Generation nello stesso anno, uguale nel titolo con l’aggiunta della parola ‘live’) e capirete la differenza fra un’opera compiuta e un work-in-progress.

Il flusso di coscienza di Piano And A Microphone 1983

In questo Piano And A Microphone 1983 i nove brani sono proposti senza soluzione di continuità, in un flusso ininterrotto creativo che parte quasi a freddo con 17 Days (futuro lato B del singolo When Doves Cry) con una foga jarrettiana che si stempera in una accenno di Purple Rain (uscirà l’anno dopo), per poi placarsi con la cover di A Case Of You di Joni Mitchell da Blue (una canzone cui Prince teneva molto tanto da inciderla proprio in One Nite Alone” dedicandola al padre e intitolandola alla sua maniera  A Case of U).  Mary Don’t You Weep è una sorta di spiritual che Spike Lee ha inserito a commovente chiusura di BlacKKKlansman, mentre in Cold Coffee & Cocaine aleggia anche lo spirito di Scott Joplin e del ragtime (in un altro live, Indigo Nights esplicitamente citati all’interno di 3121) e di Tom Waits. Quando la serata volge al termine, con l’accorata Why The Butterflies, si rimane in silenzio, con la luce spenta, ancora un minuto, sperando che improvvisamente tutto ricominci. E che lui non se ne sia mai andato.

 

P.s. Se non avete mai ascoltato Prince (incredibile, ma può capitare) questo forse non è il disco adatto. Ripiegate sulla straordinaria raccolta appena uscita, Anthology: 1995-2010. Anzi, prendeteli tutti e due e comincerete a misurare la grandezza del genio.

Prince: Piano And A Microphone 1983
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Di Prince Tomtomrock ha parlato anche qui.

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Da ragazzo ho passato buona parte del mio tempo leggendo libri e ascoltando dischi. Da grande sono quasi riuscito a farne un mestiere, scrivendo in giro, raccontando a Radio3 e scegliendo musica a Radio2. Il mio podcast jazz è qui: www.spreaker.com/show/jazz-tracks

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