Recensione: Protomartyr – Ultimate Success TodayDomino - 2020

Una colonna sonora per la crisi planetaria: Protomartyr – Ultimate Success Today.

Se mi si chiedesse a bruciapelo di citare una band capace di dipingere con note e parole la società contemporanea, in bilico fra ansia e catastrofi, non avrei alcun dubbio nell’indicare come primo nome i Protomartyr. Band di Detroit, guidata da un bravissimo e stralunato Joe Casey,  composta anche dal chitarrista Greg Ahee, dal batterista Alex Leonard e dal bassista Scott Davidson, è in giro da ormai dodici anni e ha all’attivo quattro album. Ultimo arrivato, in ordine cronologico, il magnifico Ultimate Success Today, un disco scritto, registrato e prodotto nel 2019 ma pubblicato solo venerdì scorso, e che si inserisce alla perfezione in questo travagliato 2020.

Recensione: Protomartyr – Ultimate Success Today
Domino – 2020

Dolenti e pessimiste, le dieci tracce incluse nell’album sono attraversate da un unico fil rouge che amplifica e approfondisce le tematiche già affrontate nel precedente Relatives in Descent, dato alle stampe nel 2017. Disperazione e sconfitta sono i sentimenti che traspaiono da tutti i testi scritti da un Casey in stato di grazia. E così eccoci passare senza soluzione di continuità dall’apocalittica Day Without End, brano che apre felicemente l’album, alla antimilitarista Processed by the Boys, primo singolo apparso nello scorso mese di marzo, o ancora all’angosciata e angosciante Tranquilizer.

Le variazioni proposte dai Protomartyr in Ultimate Success Today

Se i temi affrontati approfondiscono soggetti noti e cari ai Protomartyr, Ultimate Success Today ne arricchisce le trame musicali con variazioni tanto raffinate quanto inaspettate. Le cadenze punk, sottolineate dal fraseggio inconfondibile di Casey, sono infatti, sublimate da venature jazz assicurate dalle note del saxofono di Jemeel Moondoc coadiuvato dal musicista sperimentale Izaak Mills, che fanno capolino sin dal brano di apertura.

Form is all I heard / Between the striking of the rod / A floating shadow of a hand / Across my heart / This is the dawning of the day without end /When fear steps into light /I’ve been planning for this day all my life / Or have I not? si domanda il lead singer, con la voce avvolta da un tripudio di note, fra percussioni, fiati e graffianti riff di chitarra e basso.

Non mancano i riferimenti all’attualità

Pare inserirsi senza volerlo nel bel mezzo della cronaca di questi ultimi tempi Processed by the Boys: brano che affronta l’annosa questione delle violenze commesse dalle forze dell’ordine sui civili e più complessivamente della militarizzazione crescente della società americana. Indubbiamente uno degli episodi migliori dell’album, assieme alla splendida Michigan Hammers, sublimata dal basso di Scott Davidson, che firma un altro momento forte, ovvero la spettrale June 21, traccia introdotta dalla languida Half Waif, gradita guest star dell’album.

 

Lonely backyard dog sings out to the moon/ Beyond the garage, a yellow Zephyr on blocks /Windows rust shut, the fan is not enough /Feel the heat and sorrow descend into my heart / Summer in the city /Bring me low, canta, angosciato e dolente Casey.

Protomartyr – Ultimate Success Today già fra i grandi dischi dell’anno

Se senza alcun dubbio i brani più veloci e ritmati rappresentano la cifra che da sempre identifica lo stile della band, non meno riusciti risultano quelli più lenti che perdono in concitazione per guadagnare in complessità e raffinatezza. È il caso di The Aphorist, che ci sorprende con improvvise variazioni di ritmo. O di Worm in Heaven, che chiude gloriosamente il disco, offrendoci una delle prove più riuscite dell’intera discografia dei Protomartyr. Un pezzo elegante e ricercato, che affronta con insolita grazia i temi difficili e spinosi dell’alienazione e dell’autoisolamento, quasi una profezia anticipatrice di questa primavera 2020 vissuta in un lockdown planetario.

Un lavoro quindi decisamente riuscito e uno dei dischi più belli apparsi quest’anno.

Protomartyr – Ultimate Success Today
8,7 Voto Redattore
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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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