I Public Service Broadcasting diventano seri. Bene così.
![Public Service Broadcasting - Every Valley | recensione](https://i0.wp.com/www.tomtomrock.it/wp-content/uploads/2017/07/Public-Service-Broadcasting-Every-Valley-recensione-300x300.jpg?resize=300%2C300)
E’ bello che qualcuno si metta in gioco. Almeno un pochino, visto che non sono tempi di rivoluzioni soniche (o di qualsiasi altro tipo).
I Public Service Broadcasting sembravano essersi creato un loro piacevole – e remunerativo – mondo. I due album Inform-Educate-Entertain (2013) e The Race For Space (2015) erano stati belle dimostrazioni di talento e furbizia all’insegna del retro-futuribile: suoni che mischiano chitarre ed elettronica e inglobano un gran numero di sample. Qui stava la trovata eccellente, visto che i campioni a tinta seppia ricordavano momenti importanti nella storia del ‘900 come la conquista dell’Everest, la nascita della televisione a colori oppure la conquista dello spazio. Un ventunesimo e un undicesimo posto in classifica avevano chiarito il gradimento del pubblico inglese per J. Willgoose, Esq e Wrigglesworth.
Fin qui i Public Service Broadcasting erano parsi solo interessanti
I nomi improbabili dei due (a cui si è aggiunto JFAbraham), il loro aspetto da programmatori di Commodore 64, le esibizioni dal vivo con trovate simpatiche sembravano aver composto un quadro ormai ben delineato. Tutto simpatico, interessante, nostalgico e intelligente. Ma emozionante no.
Ora Every Valley qualche carta in tavola la cambia. Anche stavolta l’album è a tema e anche stavolta ci sono i campioni retrò. Addirittura si inizia con il vocione di Richard Burton. Ma attenzione: Burton era gallese ed era figlio di un minatore e qui si parla proprio dell’ascesa e del declino dell’industria mineraria gallese. Dunque un tema poco glamorous che tuttora divide l’opinione pubblica britannica. Ancora vivo è infatti il ricordo del lungo e durissimo confronto fra Margaret Thatcher e il sindacato dei minatori (indovinate chi vinse…).
Every Valley invece mostra intensità e partecipazione…
I PSB non la mettono in politica – anche se si capisce come la pensano – e preferiscono affidare il racconto alle voci dei minatori e delle loro mogli e compagne, fra testimonianze d’epoca e interviste recenti. I suoni sono quasi sempre splendidi, potenti senza essere roboanti, epici ma con la consapevolezza che c’è un fondo di grande tristezza in questa storia. D’altronde il disco è stato registrato all’Ebbw Vale Institute, in una delle zone oggi più depresse del Galles e dove il voto pro-Brexit è stato massiccio.
Il momento chiave di Every Valley è All Out, che testimonia delle violenze poliziesche durante le dimostrazioni dei minatori di metà anni ’80. Una voce di donna dice: “Sono cresciuta sapendo che si deve rispettare la polizia. Ora non la rispetto più”. Qui chitarre e synth diventano rabbiosi e il muro del suono fa pensare a Explosions In The Sky e Mogwai.
…raccontando l’epopea dei minatori gallesi
A dare varietà al lavoro contribuiscono i momenti cantati come Progress con Tracyanne Campbell dei Camera Obscura e Turn No More su cui esplode la voce di James Dean Bradfield dei Manic Street Preachers. Il momento più commovente è anche il più tenue: You + Me, cantato a due voci (in gallese e in inglese) da Lisa Jên Brown dei 9Bach e da J. Willgoose, Esq, qui all’esordio come cantante. Il duetto esprime speranza di un qualche futuro nonostante tutto e, come intenzione, fa pensare a un nome del tutto diverso quale The xx.
Altrettanto struggente è la conclusione, Take me Home, affidata alle voci del Beaufort Male Choir e carica d’amore per una terra ormai matrigna. Sono diventati grandi, e seri i Public Service Broadcasting (anche se il video di Progress li mostra più che altro ironici) e questa loro trasmissione è una delle più belle del 2017.
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