Rina Sawayama: un Eurovision Sound Contest così non l’avete mai visto!
Il 12 maggio è andato in onda un programma trasmesso in tutta Europa, e non solo: Europe Shine A Light, che ha sostituito lo storico Eurovision Sound Contest in tempo di Covid 19. Una quarantina di paesi ha presentato altrettanti artisti che si sono esibiti in luoghi storici senza pubblico – insomma una sorta di Coronavision interessante ma auspicabilmente unico. Più che decorosa l’Italia che ha proposto Diodato all’Arena di Verona vuota. Pochi giorni prima dell’Eurofestival (come è chiamato da noi) era stato pubblicato il debutto di una giovane artista anglo-nipponica: Rina Sawayama. L’accostamento tra i due fatti sorge spontaneo e andiamo a spiegare perché.
L’Eurovision Song Contest non ha mai mostrato un livello musicale degno di nota. Chi lo guarda lo fa per divertirsi di fronte a un grande circo equestre dove la musica ha ben poco da dire. Illustri sconosciuti rappresentano il loro paese in un tripudio di effetti speciali dove ciò che conta è la scena trash che viene proposta e le canzoni, che spesso si somigliano con varianti locali, scorrono su una linea pop troppo abboccata senza lasciare traccia. Lo stile eurovision viene spesso chiamato in causa per definire un pop globalizzato e internazionale con la pretesa di piacere a troppi senza raggiungere, alla fine, nessuno.
Sawayama: il meglio …
Quello che rischia l’esordio di Rina Sawayama è proprio l’effetto Eurovision in un solo album album e una sola artista e vediamo come. Si parte con Dynasty. Un brano che potrebbe rappresentare la Svezia (o un paese del Nord Europa) con buone possibilità di vittoria. L’atmosfera è pomposa e le sonorità piene, a tratti corali, su una ritmica dance sono decisamente adatte al contesto. Gli assoli di chitarra finali anticipano i fuochi d’artificio con cui si conclude il brano. Proseguendo arriviamo agli episodi migliori del lavoro: XS, STFU e Commes Des Garcons. Qui si tratta del momento del superospite. XS e Commes Des Garcons sembrano arrivare dal fortunato disco di Dua Lipa, mentre STFU si distingue per l’andamento rabbioso metal-pop, un buon clou spettacolare per la megaseratona.
… e il peggio
Tornando, ahimè, alla gara abbiamo ora una carrellata di brani che vogliono accontentare un vasto pubblico, ma hanno invece effetto soporifero. Ecco quindi sfilare l’Europa dell’Est che strizza l’occhio all’hip hop: Love Me 4 Did, Bad Friend o Fuck This World. Qualcosa di più ritmato arriva da Paradisin’: un brano che potrebbe rappresentare la Francia con un’adeguata interprete. Il resto del disco, quattordici titoli, scorre sulla stessa linea e verso il finale scende in campo la Russia con Snakeskin, che per l’occasione chiama in causa addirittura una celebre sonata di Beethoven in chiusura. Brava comunque Rina Sawayama che, oltre ad averci permesso di parlare di un festival che normalmente passa sotto silenzio, se non press0 pochi affezionati, dà prova di grande coraggio e versatilità. Per il prossimo disco speriamo in qualcosa di più strutturato. Nel frattempo il giudizio complessivo è più che sufficiente dal momento che dall’Eurofestival sono anche passati personaggi del calibro di Cliff Richard, Alice & Battiato ma soprattutto… gli ABBA!
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