Rusty – The Resurrection of Rust: quando Elvis Costello non si chiamava ancora così e aveva i capelli lunghi
Non si può che voler bene a questo disco delizioso. E anche alla sua storia. I Rusty erano un duo più o meno folk che a inizio anni ’70 suonò con discreta frequenza nei piccoli locali di Liverpool e dintorni. Avevano un repertorio molto ‘americano’ e come molti si ispiravano alla Band e al loro suono roots-colto. Non pubblicarono mai alcunché. Il seguito della carriera di Allan Mayes è stato all’insegna del piccolo cabotaggio artistico e – paradossalmente – grande cabotaggio fattuale, avendo egli suonato molto sulle navi da crociera. Quanto a D.P. MacManus ha poi scelto il nome d’arte di Elvis Costello e il resto è noto.
Nel cinquantesimo anniversario della prima esibizione dal vivo i Rusty mettono infine il loro nome su un disco che porta l’emblematico titolo di The Resurrection of Rust (EMI). A quanto pare avrebbe dovuto trattarsi di un album vero e proprio, invece – per motivi probabilmente pandemici – quello che abbiamo è un ep di sei pezzi realizzato insieme agli Imposters (il gruppo che da diverso tempo accompagna Costello) e Bob Andrews dei fu Brinsley Schwarz.
Il repertorio e lo ‘spirito’ di The Resurection of Rust
Mayes e MacManus si imbarcano su una capsula del tempo evocata dalla foto di copertina (i capelli lunghi del futuro “punk” Costello!) e reinterpretano parte del loro repertorio di mezzo secolo fa: due pezzi dei già citati Brinsley Schwarz di Nick Lowe (pub-rockers gentili e pure loro ‘bandiani’), due di Neil Young uniti in medley e uno del misconosciuto/leggendario root-rocker americano Jim Ford. Tutti sono eseguiti con grande calore e sapienza strumentale (in particolare le tastiere di Andrews, sempre avvolgenti mai invadenti). Mayes ha voce robusta per quanto inevitabilmente stagionata, mentre MacManus sembra metterci più abbandono rispetto al solito ed è bravissimo, quasi commovente, nei cori.
Poi ci sono le due canzoni originali. Warm House (and an Hour of Joy), firmata da MacManus che ne è voce solista, è graziosa per quando derivativa, mentre Maureen & Sam (scritta a quattro mani) suona più elaborata e malinconica, già con qualche accenno alla vena più sommessa del Costello a venire.
Passato e, forse, futuro dei Rusty
Non è ancora dato sapere se Resurrection of Rust avrà un seguito e in verità poco importa. È inevitabile considerarlo una deviazione lungo il percorso artistico di Elvis Costello, tuttavia possiede il non piccolo fascino di farci ritornare giovani insieme a lui. Nostalgia vitalista, diciamo.
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