Silvia Conti

Una carriera eclettica per Silvia Conti, al suo secondo disco con Ho Un Piano B.

Nonostante sia appena al secondo album solista, Ho Un Piano B (il precedente A Piedi Nudi risale all’ormai lontano 2017), Silvia Conti è da molto tempo attiva sulla scena musicale italiana. La spiegazione va probabilmente cercata nel fatto che a lungo si è dedicata soprattutto all’attività di cantante, che l’ha portata a vincere anni fa un Festival di Castrocaro e a partecipare a quello di Sanremo, affiancandovi anche quella di attrice soprattutto teatrale. Ha collaborato negli anni con molti nomi noti della musica italiana, fra gli altri Le Orme e la Bandabardò. A partire dal disco precedente la “cantante” è diventata “cantautrice” con risultati più che apprezzabili.

La genesi di Ho Un Piano B, omaggio alle radici familiari di Silvia Conti

Questo secondo disco ha una genesi tutta particolare: avrebbe dovuto essere un disco blues ed era già uscito sui canali consueti in rete il singolo di lancio. Poi la pandemia ha bloccato tutto e contemporaneamente Silvia e il marito Bob Mangione, anche lui validissimo musicista, hanno ritrovato e deciso di pubblicare un diario del  padre di lei nel quale sono narrate, in una forma totalmente scevra da ogni retorica, le sue vicissitudini di guerra, prigionia e guerra partigiana nel Balcani. Ciò ha comportato un radicale cambiamento di prospettiva e di intenti nella scrittura del disco, che è diventato tutt’altra cosa e si presenta strettamente collegato al libro, tanto che Silvia ha deciso di farli uscire lo stesso giorno. Ma, se pure anche il libro meriterebbe più di una parola, veniamo al disco. Siamo indubbiamente nel solco del miglior cantautorato rock italiano, quello che dà grande importanza ai testi e che racconta storie di persone che rivendicano il diritto di vivere con dignità le loro vite spesso difficili.

I differenti momento del disco

Si ascolti il brano di esordio, Lucciola, rivendicazione della voglia di vivere fino in fondo e a dispetto di ogni ostacolo e contraddizione la propria condizione di donna del terzo millennio. O Farfalla, commovente racconto della fatica di vivere di una donna presa in giro per il proprio aspetto fisico, che però riesce a vincere l’altrui cattiveria credendo fermamente nella propria ricchezza interiore. Non a caso è proprio in questo brano e nel successivo, bellissimo, Il Filo d’Argento che la particolarissima voce di Silvia Conti – che potremmo definire, senza peraltro renderle piena giustizia, “caldamente rauca” – raggiunge vette di pathos notevoli. E forse a questo non è estraneo il fatto che quest’ultimo brano sia dedicato a Enrico “Erriquez” Greppi, cantante e anima della Bandabardò venuto a mancare qualche tempo fa.

Tra gli altri brani non possiamo non segnalare Inverno 1944 (Mackatica), che rende evidenti i legami col libro di ricordi paterno raccontando il dramma di un uomo trascinato in una guerra assurda che rivendica il suo desiderio di libertà. Segue, quasi come logica conseguenza, una versione di Bella Ciao tanto partecipata quanto priva di retorica. Ci piace infine segnalare la cover di Van Gogh, delicata ballata di Gianfilippo Boni – non a caso dedicata alla tragica fine di un’altra figura di “marginale” che ha tentato di affermare il suo diritto a un’esistenza “normale” – qui scomposta in un esordio “sincopato” e in uno sviluppo quasi punk.

Una prova matura

Il disco è ben composto, ben cantato e ben suonato. Della voce di Silvia Conti abbiamo già detto e non abbiamo abbastanza spazio per elencare tutti gli altri protagonisti della scena musicale fiorentina che hanno prestato le loro voci per i cori. Sotto l’attenta regia di Gianfilippo Boni prestano la loro opera musicisti di prim’ordine. Anche qui dobbiamo limitarci per motivi di spazio a rammentare solo quelli che formano l’ossatura “ritmica” di ogni brano: Fabrizio Morganti alla batteria e Lorenzo Forti al basso. Bob Mangione, oltre a scrivere il brano di apertura e a contribuire agli arrangiamenti e alla produzione, si è occupato delle chitarre e di altro. La “dedica” implicita nella cover è fin troppo evidente perché sia necessario parlarne.

Silvia Conti – Ho Un Piano B
7,5 Voto Redattore
0 Voto Utenti (0 voti)
Cosa ne dice la gente... Dai il tuo voto all'album!
Sort by:

Be the first to leave a review.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Show more
{{ pageNumber+1 }}
Dai il tuo voto all'album!

print

“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.