
Groovy e funky. E’ un sound luccicante, un po’ hippy e allo stesso tempo raffinato e “sporco” quello dei Growlers. Band californiana, composta da Brooks Nielsen, Mark Taylor e Kyle Straka. Sono stati definiti da Julian Casablancas (che è anche il loro nume tutelare e produttore) “the most interesting band in the world, certainly one of the coolest”.
City Club è il quinto album ma riesce a sorprendere
Giungono al quinto album in studio, City Club, accompagnato dal videoclip di I’ll Be Around. Una delle tracce più interessanti fra tredici di cui si compone. Anch’esso stravagante e allo stesso tempo estremamente affiscinante, è ambientato nel pronto soccorso di un ospedale, bizzarro e molto seventies.
Julian Casablancas, dicevamo. Certo l’ombra del leader degli Strokes è presente un po’ in tutte le tracce. Senza che questo sia un appunto negativo nel momento in cui formuliamo un giudizio sull’album. La qualità complessiva del lavoro è altissima. La title track, apre l’album in modo brillante. Sonorità che sono al confine fra la miglior disco music si sporcano di garage music e di post-punk. Il risultato è accattivante e ballabilissimo allo stesso tempo. Segue la già citata I’ll Be Around, ritmatissima. La voce distorta fa da contrappunto a una melodia che si tesse fra sintentizzatori, batteria e linee di chitarre a creare un sound estremamente glam.
I Growlers sono una band dalle molte influenze
Il glam anni 70 è anche più evidente nella successiva Night Ride e in The Daisy Chain. È una continua alternanza fra rimandi alla west coast e alla scena newyorkese. L’immaginario dei Growlers si pone all’intersezione fra il sound della costa californiana e quello della grande mela, al quale possiamo aggiungere delle venature di surrealismo alla David Lynch. Dope In A Rope e Blood Of A Mutt sono fra le tracce più interessanti. La prima con un incipit sfolgorante e che si dipana poi ritmatissima per tutti i quattro minuti successivi. La seconda una ballata con un testo per niente banale scandito da un bellissimo riff di chitarra:
“I wouldn’t name her burden/Or call him mistake/Or blame them on any Pissed decision I’ve made/ Respect for the man/ Who pretended to be strong/And the woman who helped me/ Find my song”.
In alcune tracce, come per esempio in Neverending Line, la presenza di Julian Casablancas si fa sentire in modo un po’ ingombrante. Se un difetto possiamo trovare a questo lavoro, sta nel fatto che a volte pare di ascoltare una hidden track di Phrazes For The Young. Ma nel complesso fra i più piacevoli ascoltati in questo ricchissimo 2016.
Be the first to leave a review.
https://www.youtube.com/watch?v=p50R8rkzkhk