Sesto disco per The Killers: Imploding The Mirage.

The Killers sono in giro da oltre quindici anni ormai, e nel tempo hanno prodotto, incluso l’ultimo Imploding The Mirage, sei LP dei quali ricordiamo soprattutto una manciata di buoni singoli: Mr Brightside, Human, Somebody Told Me. Dal penultimo Wonderful Wonderful si potrebbe citare anche The Man con i suoi richiami a Fame di David Bowie. Nel complesso la band di Brandon Flowers è sempre sembrata una grande riciclatrice di suoni degli ultimi 40 anni, attingendo dal synth pop degli 80s al già citato Bowie alla magniloquenza degli U2.
Le influenze e le collaborazioni di The Killers in Imploding The Mirage
Nel nuovo Imploding The Mirage emerge anche un legame, già presente sporadicamente in passato, con la tradizione rock americana più classica, tanto che a tratti (si ascolti Caution) i Killers del 2020 suonano come un incrocio fra Bruce Springsteen e i Duran Duran. Ma ci sono echi anche del Tom Petty anni ’80, dei Cars, dei Dire Straits (Running Towards a Place).
Partito il chitarrista solista Dave Keuning i Killers sono rimasti in tre. Flowers, com’è sempre stato, è accreditato quale principale compositore, qui accompagnato a tratti dal bassista Stoermer e dal batterista Vannucci, spesso da Alex Cameron (accreditato già nel disco precedente) e dal Jonathan Rado dei Foxygen, che si occupa anche della produzione insieme a Shawn Everett, pure accreditato in qualche episodio come coautore. Sono presenti anche contributi di Lindsey Buckingham (Caution), di k.d. lang (Lightning Fields), Weyes Blood (My God), Adam Granduciel/The War On Drugs, l’ormai onnipresente Blake Mills, nessuno dei quali lascia una traccia particolarmente evidente.
I momenti migliori del nuovo disco
È comunque uno sforzo collettivo quello che dà vita a Imploding The Mirage. Ma con quali risultati? Diciamo che questa volta è assente il singolo in grado di lanciare il resto del disco, anche se non mancano buoni momenti. Per chi scrive soprattutto l’iniziale My Own Soul’s Warning, Fire in Bone tra Bowie e U2, la ritmica My God. Non male When the Dreams Run Dry e la title track in chiusura, che soffrono però di quella magniloquenza che inficia spesso la produzione dei Killers. Il resto passa, ascoltabile, ma senza che venga voglia di tornarci su. Nell’insieme non una prova del tutto negativa, ma diciamo che Brandon Flowers & The Killers hanno saputo fare di meglio.
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