The Rolling Stones – Hackney Diamonds

È finita l’attesa: The Rolling Stones – Hackney Diamonds.

Che fosse un bel giorno l’avevamo già capito quel mattino del singolo Angry, col quattro scandito da Jagger in apertura del brano. Avevamo sperato che lo fosse, in realtà, già da quell’annuncio sull’apertura di un’azienda specializzata nella riparazione del vetro, la Hackney Diamonds appunto, apparso in agosto sulla Hackney Gazette: «Our friendly team promises you satisfaction. When you say gimme shelter we’ll fix your shattered windows». L’anno 1962 campeggiava in basso. In alto la lingua più famosa del rock. La trovata era geniale. Del resto erano anche diciotto anni che gli Stones non uscivano con un album di brani originali. E dopo la morte di Charlie Watts, nessuno forse ci sperava più. Il tutto allora non poteva che essere organizzato alla perfezione. Il 6 settembre l’annuncio dell’album nel corso di una conferenza dall’Hackney Empire di Londra, condotta da Jimmy Fallon, già ci mandava in delirio. Non restava che attendere il giorno dell’uscita. Il 20 ottobre. Il giorno del ritorno.

I Rolling Stones aprono Hackney Diamonds con il singolo Angry

Ed eccolo qui, Hackney Diamonds. Dodici tracce che nulla hanno da invidiare alle nuove generazioni di rockers. Va detto subito che la produzione del giovane Andrew Watt suona forse troppo pulita. Ma tutto sommato è poca cosa quando si ascoltano i brani. Angry pare essere senza tempo, come se non fosse passato nemmeno un giorno da quel lontano 1962. E se gli effetti della chitarra delle prime due battute di Get Close, lasciano per qualche secondo perplessi, il riff appena successivo di Richards la riposiziona sui binari giusti. Jagger canta una grande ballad in Depending On You. Paul McCartney suona un basso distorto nella tiratissima Bite My Head Off. Sono sempre i riff di Richards che scandiscono e danno corpo all’andatura del brano. In Whole Wide World c’è tutto Andrew Watt.

Il brano suona moderno in ogni passaggio, in ogni suono. Dreamy Skies ci riporta su terreni più familiari. Il sound è quello di una country ballad, Ronnie alla slide guitar, i cori di Keith. In Live By The Sword sentiamo di nuovo Charlie alla batteria, con Bill Wyman al basso. Gli Stones al completo. Il brano scorre via con un’intensità speciale. Rock ‘n’ roll rivisitato. Keith canta come soltanto lui può: «Do we have something or nothing at all? / Just tell me straight / You got me high and it’s quite a long fall / Tell me straight, yeah, tell me straight / How do we finish?». È Keith, ha visto tutto. In Tell Me Straight, saprà anche come fineremo. Una struggente rock ballad che apre la strada ai sette minuti dello slow blues di Sweet Sound Of Heaven. Una session strepitosa, con Lady Gaga alla voce e Stevie Wonder al piano. Pare davvero di vedere Charlie, che chissà da dove starà ascoltando sorridendo a suo modo.

La fine?

Chissà se ne avremo altri di album così. Un ritorno che può essere soltanto degli Stones. In diciotto anni chiunque si sarebbe perso. Gli Stones soltanto tornano. Basta continuare a fare quello che hanno fatto sempre. «She said, “Got a boy child comin’, it’s gon’ be / Gonna be a rolling stone / It’s gonna be a rolling stone / It’s gonna be a rolling, oh well“».

The Rolling Stones – Hackney Diamonds
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Sono nato quando uscivano Darkness on the Edge of Town, Outlandos D'Amour, Some girls e Blue Valentine. Quasi a voler mostrarmi la strada. Ora leggo, scrivo, suono e colleziono vinili.

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