Writhing Squares: lo sloppy space rock di Chart For The Solution come musica distopica?
Writhing Squares è un duo di Filadelphia che con questo terzo sostanzioso album (Chart For The Solution, label Trouble In Mind), un doppio, definisce e amplia le coordinate di uno stile autodefinito “sloppy space rock”. Nell’aggettivo “sloppy” sta racchiuso il loro approccio ruvido, eterodosso e imprevedibile al genere musicale inventato dagli Hawkwind, che pure rimangono uno dei loro punti di riferimento. Kevin Nickles e Daniel Provenzano trattano con estrema perizia i loro strumenti, rispettivamente i fiati ed il basso, ma prediligono un suono sporco, da garage band, quasi amatoriale, che conferisce un fascino sotterraneo alla musica. Entrambi cantano, o più spesso urlano, e armeggiano con synth, drum machine e altre diavolerie elettroniche a buon mercato. Ritmi ossessivi e atmosfere fantascientifiche sono il trampolino di lancio per spericolate improvvisazioni, incursioni nel rumore, accostamenti impensabili fra generi musicali.
Chart For The Solution brano per brano
L’inziale Rogue Moon si snoda su un ipnotico fraseggio elettronico che potrebbe venire da un disco dei Kraftwerk (magari sotto anfetamina), ma questa non è la musica algida degli uomini-macchina, caso mai di creature extraterrestri o post-umane, le cui urla strazianti riecheggiano nel delay.
I brani hanno un groove assicurato dal suono potentissimo e compresso del basso, agile pur avendo la leggerezza di un panzer, che disegna riff squadrati ed incalzanti e si prende il ruolo solista che di solito è affidato alla chitarra. I fiati (sassofono, flauto o clarinetto) fluttuano stranianti e dissonanti, spesso distorti a loro volta dagli effetti e possono rimandare ai già citati Hawkwind o al connubio infernale fra rock estremo e free jazz operato dagli Stooges di Fun House.
Si sente qualcosa dei Chrome, altro duo col quale gli Writhing Squares condividono un simile immaginario fanta-kitsch e cyberpunk, in Geisterwaltz, un valzer forgiato in una fornace rovente, e nel post-punk futuribile di North Side Of The Sky. Ganymede ha il ritmo frenetico di un voodoobilly psicotico, suonato anch’esso nelle profondità dello spazio. In NFU l’armonica blues dell’ospite Dan Balcer stride con il contesto noise e caotico, e riesce così a suonare apocalittica.
Il brano più lungo e ambizioso è The Pillars, occupa l’intera terza facciata dell’edizione in vinile, parte come un omaggio a Frankie Teardrop, il capolavoro angosciante dei Suicide (un altro duo ancora), e si tuffa poi in un ancor più spaventoso ed interminabile abisso kosmische, un horror vacui trafitto da feedback lancinanti, clangori di corpi celesti in collisione, urla strazianti di esseri inconcepibili.
Quale futuro per gli Writhing Squares?
Si sente il battito minimale dei Suicide anche in The Abyss Is Never Brighter, in cui il basso disegna un lercio riff funkedelico e il flauto danza allucinato in sottofondo, mentre la conclusiva Epilogue si avvale, in luogo della consueta drum machine, del potente e duttile drumming di John Schoemaker. L’apporto di un percussionista umano indica un’ulteriore possibile via di sviluppo per lo sloppy space rock dei Nostri, questa psichedelia (post)moderna che non ha paura di sporcarsi e contaminarsi. Writhing Squares è una creatura mutante proveniente da un futuro distopico, che forse è già presente, e che si nutre di ogni tipo di scoria tossica.
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