wilco johnson r daltrey

wilco johnson r daltrey

di Antonio Vivaldi

Roger Daltrey sembra un allibratore con qualche trascorso alternativo, uno di quelli che ti racconta “Sai, quando ero giovane suonavo in un gruppo rock; eravamo scatenati, facevamo i pezzi degli Who”. Wilko Johnson invece è più temibile, un rocker con un’aria da vampiro proletario che molti deathmetallari pagherebbero per possedere altrettanto naturalmente. Già da qualche anno i due avevano in progetto questa collaborazione, ma solo nell’estate scorsa sono riusciti a registrare le 11 canzoni dell’album e lo hanno fatto vecchia maniera, come sì confà al loro status di veterani rock : una settimana e tutto era pronto, grazie anche all’apporto della sezione ritmica dei Blockheads di Ian Dury e alle tastiere dell’ex Style Council Mick Talbot. Diciamo che essenzialmente si tratta di un album di Wilko Johnson in cui Roger Daltrey funge da “prestigioso cantante”. I pezzi sono infatti tutti di Johnson, provenienti dal suo repertorio con i Dr. Feelgood o dai meno noti album come solista, più una cover della dylaniana Can You Please Crawl out Of My Window. Il chitarrista appare decisamente in forma, magari non esplosivo come ai tempi dei Feelgood, ma comunque riconoscibile nel suo tipico stile secco e quasi percussivo. Quanto a Daltrey, occorre dire che se le note alte sono ormai perse lassù nella Tommysfera, i polmoni stanno benissimo e la convinzione è indiscutibile. L’album scorre a meraviglia e fa pensare, giusto come paragone ‘ambient’, a birra chiara bevuta in un giorno d’estate. E se il suono è troppo ben prodotto per essere pub-rock duro e puro, pazienza; anche i pub non sono più come quelli di una volta (per fortuna, da un certo punto di vista). Chiaro che Going Back Home suona esattamente come ci si aspetterebbe e non mostra la minima propensione al rischio; eppure viene voglia di ascoltarlo con il repeat inserito perché mette buonumore perché è un disco ‘giovane dentro’.

7,5/10

P.S. Questa era una sorta di recensione scritta facendo finta di nulla, o provandoci. Facendo cioè finta di non sapere che Wilko Johnson è un malato terminale, che Going Back Home è stato registrato in fretta nel timore che Wilko non ce la facesse, e che è un miracolo se ha potuto esserci per vederlo pubblicato.    

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Wilko Johnson/Roger Daltrey – I Keep It To Myself

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