Articolo: Justin Townes Earle, 1982 – 2020

Un ricordo di Justin Townes Earle.

Justin Townes Earle ci ha lasciato ieri a soli 38 anni. Troppo pochi per morire anche per un beautiful loser come lui, parecchi meno del padrino di cui portava meritatamente il nome, Townes Van Zandt, e a cui davvero somigliava parecchio, artisticamente e per lo sguardo annebbiato e dolce.

 

Non si conoscono le cause della morte al momento e francamente poco importa: per un sopravvissuto a cinque overdosi di eroina prima di compiere 21 anni, una vale l’altra.

Un santo delle cause perse.

Sembra profetico adesso il titolo del suo ultimo album, The Saint Of Lost Causes, uscito poco più di un anno fa, quasi a chiudere una vita breve e sofferta, proprio come certi santi. Non se la raccontava Justin, era consapevole che gli uomini nella vita perdono più di quanto vincano e non aveva nessuna visione romantica della dipendenza e della rabbia che lo aveva posseduto fin da ragazzo, quando l’unica cosa legale che faceva era ascoltare Woody Guthrie.  Eppure quegli ascolti devono aver scavato e trovato casa, perché i testi, la voce, con quell’inconfondibile drawl, sono quelli di uno storyteller degno del suo nome.

Molto più del “figlio di Steve Earle”

Ma non facciamogli il torto  di ricordarlo solo come il figlio di Steve Earle, quell’absent father che lo aveva lasciato con la madre quando aveva due anni, per gli stessi motivi per i quali lo avrebbe poi cacciato dai suoi Dukes: a chi gli chiedeva come fosse crescere con un padre come Steve rispose che non ne sapeva un cazzo visto che durante la sua infanzia non lo aveva mai visto.

 

Ricordiamolo semplicemente ascoltando quei pezzi che fondono spirito punk e blues alla Leadbelly, come in  Kids In The Streets o mettendo qualcosa da  Harlem Riveralbum che unisce la Carter Family agli Staples singers in un’unica grande chiesa musicale. O ancora  come quel ragazzo elegantissimo e malinconico che  quale testamento chiede a se stesso e a noi  “who do you think has killed more sheep between a wolf and a shepherd?”.

Addio Justin, che tu possa davvero trovare pace.

print

Fieramente classe '68, nata a Firenze lo stesso giorno di Syd Barrett, Celentano e Paolo Conte, non ne eredito le doti musicali. Cerco di colmare il gap ascoltando musica secondo l'istinto e l'estro del momento. Gruppi del cuore: Clash e Cash.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.