Phil May

Phil May, voce dei Pretty Things, 1944-2020

Phil May

 

Phil May non era un semplice cantante; di se stesso diceva: “dipingo meglio di come canto”.  E il suo punto di partenza artistico era proprio il modo in cui cantava. May fa parte di una serie di vocalist bianchi (Bob Dylan, John Fogerty, Eric Burdon, lo stesso Mick Jagger) che fanno dell’urlo oppure della poca cortesia della loro voce un tratto di forza, di riconoscibilità, di unicità, addirittura.

Phil May e i Pretty Things

I Pretty Things, poi, erano i più aggressivi, i più scorbutici, i più ineducati di tutti. Cominciarono con il rock-blues britannico, rendendolo incandescente e continuarono dando alla psichedelia, sempre britannica, un tocco estremamente drammatico, aspro, memorabile. Vendite quasi nulle, almeno dopo l’album di esordio, grande sostegno della critica specializzata (Parachute, fu nel 1970 disco dell’anno per Rolling Stone), concerti mozzafiato, quando non finivano con zuffe e feriti. Di tutta questa storia e delle sue deviazioni improbabili – il progetto Electric Banana, la vacanza musicale in Costa Azzurra con Philippe Debarge – May è stato l’incontrastato e carismatico leader, più ancora del segaligno Dick Taylor (vecchio fin dalla nascita), partecipando in pratica a tutte le avventure a marchio Pretty Things.

Pretty Things

Gli amici celebri di Phil May

Famoso per i suoi capelli lunghissimi, dichiaratamente bisessuale, con amici eccellenti come David Gilmour e David Bowie (*), Phil May è rimasto un rocker puro e un pittore semplice fino all’ultimo, continuando a girovagare con la sua band per l’Europa, cantando il blues, la sua malinconia, la sua rabbia e a volte la sua desolazione.

Sulla pagina di Wikipedia dedicata ai Pretty Things troverete poche righe. Meglio. Così, potrete ascoltare senza preconcetti dischi come S.F Sorrow (**), Emotions o il già citato Parachute, per capire quanto il rock’n’roll bianco debba alla voce di Phil May ed essere, almeno un po’, felici.

 

(*) Bowie interpreta Rosalyn e Don’t Bring Me Down dei Pretty Things su Pin Ups ed è autore della celebre canzone-omaggio alla band Oh You, Pretty Things su Hunky Dory.

(**) S.F. Sorrow (1968) è considerata la prima opera-rock della storia, in anticipo su Tommy degli Who.

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Ammiratissima voce radiofonica di Rai Radio 1, John Vignola è anche autorevole esperto di musica. Ha collaborato per anni con riviste quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio, oltre a occuparsi di rock e dintorni per diverse testate “generaliste”. Faticherebbe a vivere felice senza i Beatles.

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