Mystery Train

Venticinque canzoni  per tornare  a muoversi, viaggiare o anche solo sognare di viaggiare.

canzoni in movimento

Dunque pare proprio che il Covid-19 stia arretrando le sue temibili posizioni. Da pochissimi giorni possiamo muoverci, ancora un po’ guardinghi, sulle strade del nostro paese(persino lo sferragliare dei trolley ci suona benvenuto) e si spera che  a breve vecchi e nuovi continenti tornino a essere percorribili. A titolo di buon auspicio Tomtomrock vi propone, suddivisa in due parti, una breve e incompletissima carrellata di canzoni di viaggio con vari mezzi e verso vari luoghi. Luoghi fisici ma anche mentali, veri ma anche onirici.

John Foxx – Europe After The Rain

Europe After The Rain è il doveroso inizio di questa sarabanda geo-sonica. Il titolo riprende quello di un angoscioso quadro dipinto da Max Ernst in un’Europa schiacciata dalla Seconda Guerra Mondiale eppure disposta a immaginare un futuro dopo la pioggia. John Foxx esplicita l’idea in versi come “È tempo di camminare di nuovo/ È tempo di riprendere la nostra strada/ Tra le piazze con le fontane / E i colonnati”. Un messaggio ritornato valido in questa primavera del 2020 in cui cerchiamo di lasciarci alle spalle il Covid-19.

Joni Mitchell – California / Led Zeppelin – Going to California

Delle tantissime canzoni dedicate a una classica terra dei sogni come la California eccone due fra loro collegate. Joni Mitchell è a Parigi, legge cattive notizie e sogna di tornare in California. Anche Robert Plant dei Led Zep non è contento della sua Inghilterra e decide di trovare nuove emozioni, ovviamente in California. Gli hanno spiegato che lì c’è “una regina senza re/ dicono che suona la chitarra, piange e canta”. Indovinate un po’ chi è? Sì, proprio Joni Mitchell!

Joni Mitchell – Dreamland

Rimaniamo con Joni Mitchell per parlare di un’altra terra dei sogni, il Brasile, omaggiato in questo brano percussivo nei suoni e vivido nelle parole: “It’s a long, long way from Canada…”.

Balthazar – Fever

Avevamo inserito la Fever più celebre e più cupa (quella resa famosa da Elvis)nel pezzo dedicato alle “canzoni del Coronavirus”. La febbre cantata dai Balthazar parla invece del sole e del vento del Mediterraneo, Lanzarote per la precisione.

 

Crosby, Stills & Nash – Marrakesh Express

Un mito dei viaggiatori alternativi anni ’60 fu il Marocco. Lo visitarono, fra gli altri, Jimi Hendrix, Marianne Faithfull, i Rolling Stones e Graham Nash. Quest’ultimo immortalò in una scoppiettante canzone un’esperienza che il turismo attuale forse sdegnerebbe: “Provo a viaggiare in treno/ Fra limpidi cieli marocchini/ Versi di oche, maiali e polli/ Un tappeto di animali da parete a parete/ Signore americane alte 1 e 80 vestite di blu”.

Marc Almond – She Took My Soul In Istanbul

Fra terra e mare, fra Occidente e Oriente, da secoli Istanbul è magica meta di viaggi e intrighi. Marc Almond la racconta sensuale, misteriosa e tentatrice.

Rolling Blackouts Coastal Fever – Falling Thunder

Un video sole-mare-estate girato alle Eolie e in Sardegna che gli australiani Rolling Blackouts Coastal Fever hanno dedicato pochi giorni fa ai “loro amici in Italia”. Anche se non siamo vostri amici vi ringraziamo lo stesso.

Jimmy Buffett – Margaritaville

Caraibi e cocktail, mare e palme. Jimmy Buffett ha cantato tutto questo con eleganza e savoir faire. E il Margaritaville esiste davvero a Key West, Florida.

10CC – Dreadlock Holiday

I Caraibi sono un sogno, ma possono diventare un (mezzo) incubo. Lo racconta questo resoconto di una difficile vacanza in Giamaica proposto con la consueta arguzia dai 10cc. Non a caso l’album è intitolato Bloody Tourists (più o meno “turisti del c***o”) e il video spiega tutto.

 

Kraftwerk –Trans Europe Express

Dopo i luoghi esotici, rientriamo in Europa a bordo di un treno-mito come il Trans Europ Express. I TEE nacquero nel 1957 ed ebbero il loro apogeo fra i ’60 e i ’70, treni di lusso che rappresentavano  un’idea di Europa unita e rapidamente-romanticamente percorribile. Il viaggio che i Kraftwerk roboticamente cantano va da Parigi a Vienna; qui si cambia treno in direzione Düsseldorf per incontrare  – a 3:26 del video – Bowie e Iggy Pop. Peccato non essere stati anche noi nel compartimento di prima classe insieme a quei quattro tipi molto simili ad agenti segreti da strapazzo.

Ivano Fossati – Gli amanti d’Irlanda

Ancora un itinerario europeo, stavolta automobilistico, dall’Italia all’Irlanda, ma anche una bellissima storia d’amore che cresce “on the road”.

Tomorrow – My White Bicycle

Quello dei “provos” olandesi fu un movimento antiautoritario e non violento di matrice ecologista. Quindi niente automobili, ma biciclette dipinte di bianco come mezzo di trasporto pulito ed egualitario. I Tomorrow di Keith West e del futuro Yes Steve Howe celebrano in chiave psichedelica quella bella intuizione, oggi di nuovo in auge.

The Beatles – Drive My Car

Se i Tomorrow  inneggiano alla bicicletta, i Beatles cantano l’automobile, in apparenza come mezzo di trasporto per la corsa alla celebrità. In realtà “ragazza, puoi guidarmi l’automobile” è metafora slang per indicare un rapporto sessuale…

Piero Ciampi – Andare camminare lavorare

3 maggio 2020: il nostro paese è ripartito (sperando non debba fermarsi di nuovo). E’ l’occasione per ricordare, insieme a Piero Ciampi, gli italiani agitati e neo-consumisti degli anni ’60 impegnati ad attraversare in lungo e in largo la penisola.

The Who – Magic Bus

Gli autobus di oggi: distanziamento sociale, oppure troppa folla a dispetto del distanziamento stesso. Quanta voglia di prendere il rombante Magic Bus evocato dagli Who nel celebre concerto di Leeds.

The Monochrome Set – Avanti (Ten Don’ts for Honeymooners)

Fra poco ricominceranno anche i viaggi di nozze esotici. Bid dei Monochrome Set propone alcuni improbabili consigli su cosa non fare in luna di miele. Fra questi: “Non scendete l’Everest sugli sci/ Nudi e con gigli infilati nel naso”.

Glen Campbell – By The Time I Get To Phoenix

L’ha scritta il fecondo Jimmy Webb e l’hanno cantata in tanti: Glen Campbell (l’interpretazione più nota), Frank Sinatra, Johnny Mathis, Dean Martin, Isaac Hayes, Nick Cave… Il lui della storia ha deciso di andarsene di casa quatto quatto mentre lei dorme; adesso il nostro fuggitivo viaggia sulle strade d’America immaginando la poverina mentre trascorre, sempre più triste, la sua giornata. Narrativamente è una grande idea, però voi, se potete, non applicatela.

Juri Camisasca – Himalaya

Il fascino dell’Oriente, delle sue filosofie e, soprattutto, delle sue droghe fu uno dei grandi impulsi al viaggio hippie negli anni ’60. La componente nobile e spirituale di quell’epopea, che fu anche molto infingarda, ritorna nelle parole di Juri Camisasca. Produce Franco Battiato.

Tindersticks – Travelling Light

Un invito a viaggiare leggeri. È sempre bene portare con sé pochi pesi, siano essi maglioni o ricordi tristi. Con Stuart Staples duetta Carla Torgerson dei Walkabouts.

The Byrds – Eight Miles High

Un volo dagli Stati Uniti, il cielo di Londra che appare fra le nubi a sei miglia di altezza (diventate otto per questioni metriche). Gli interessati hanno sempre negato che il testo alluda ad altri e illegali tipi di viaggio.

The Kinks – This Time Tomorrow

Il legame di questa canzone (frizzante e dolente nel miglior stile di Ray Davies)  con il viaggio è tutto nelle immagini del film The Darjeeling Limited di Wes Anderson. Ammettiamolo: persino i treni indiani abbiamo rimpianto durante il lockdown.

Elvis Presley – Mystery Train

Il treno, elemento fondante del Mito Americano, si prende la ragazza di Elvis e poi gliela riporta. Il mistero non si capisce dove stia, ma la canzone (incisa per la prima volta da Junior Parker nel 1953) è incalzante proprio come un cavallo d’acciaio.

Edoardo Bennato – EAA

Se presa alla lettera questa canzone non costituisce una buona pubblicità ai viaggi in pullman. In realtà è, quasi certamente, una metafora di un potere irresponsabile e criminale.

Quicksilver Messenger Service – Happy Trails

Un commiato a cavallo per questa prima puntata di canzoni in movimento: Happy Trails per tutti!

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John Vignola (non è il vero nome) e Antonio Vivaldi (è il vero nome) si frequentano da oltre due decenni, dopo essersi conosciuti a un concerto organizzato dalla rivista Rockerilla, fucina dei loro primi guizzi musico-giornalistici. Entrambi si dedicano tuttora a tale frivola attività, nel frattempo diventata assai démodé. Sono cultori della cialtroneria bene informata che vorrebbero elevare a forma d’arte. Vignola sta con i Beatles, Vivaldi vorrebbe stare con gli Stones, ma preferisce i Kinks.

Di John Vignola e Antonio Vivaldi

John Vignola (non è il vero nome) e Antonio Vivaldi (è il vero nome) si frequentano da oltre due decenni, dopo essersi conosciuti a un concerto organizzato dalla rivista Rockerilla, fucina dei loro primi guizzi musico-giornalistici. Entrambi si dedicano tuttora a tale frivola attività, nel frattempo diventata assai démodé. Sono cultori della cialtroneria bene informata che vorrebbero elevare a forma d’arte. Vignola sta con i Beatles, Vivaldi vorrebbe stare con gli Stones, ma preferisce i Kinks.

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