The Beatles - Now And Thenn

Il ‘ritorno’  dei Beatles con Now and Then

Now and Then: “For Paul”

“Think about me every now and then, old friend”: pensami di tanto in tanto, vecchio mio. Dicono (Franco Zanetti su Rockol) che John Lennon abbia congedato Paul McCartney con queste parole l’ultima volta che si sono incontrati. La coincidenza obbligatoria è che sembrano prefigurare la canzone che dal 2 novembre, cinquantatré anni dopo lo scioglimento dei Beatles, è il loro ultimo singolo.

Now and Then

Le fonti divergono sulla data in cui i due si videro (l’ultimo contatto fu una telefonata transoceanica di McCartney, forse il 9 ottobre 1980 per gli auguri a Lennon che compì quarant’anni). Secondo il giornalista Larry Kane, il 17 dicembre 1978 Paul e Linda, vestiti da Babbo Natale, cenarono alla Dakota House con John e Yoko. Jack Douglas, produttore di Double Fantasy, l’ultimo disco di Lennon con la moglie, ritiene invece che John e Paul abbiano suonato insieme almeno una volta nel ’79 per comporre nuove canzoni.

Questa testimonianza è avvalorata dal fatto che la cassetta che Yoko Ono diede a McCartney, e che conteneva Now and Then, recasse scritto da Lennon “For Paul”, quasi a sottintendere un rinnovato sodalizio artistico. Certo è che l’amicizia tra loro s’era rinsaldata da tempo. Le schermaglie dei primi anni Settanta, con le polemiche punzecchiature nelle canzoni e nelle foto delle copertine dei rispettivi dischi, erano acqua passata. L’ipotesi di ricostituire i Beatles, se John non fosse stato assassinato, era nell’ordine delle possibilità.

Incontro con George Harrison

Ad avvalorarlo, un fatto ben noto. Il 24 aprile 1976 Lennon e McCartney stavano guardando insieme alla Dakota House la celebre trasmissione televisiva “Saturday Night Live”. Improvvisamente il conduttore disse che se i Beatles si fossero riuniti davanti alle telecamere avrebbero ottenuto una cospicua somma. Lo studio televisivo era a pochi isolati di distanza e i due, divertiti, furono tentati dal presentarsi, ma alla fine desistettero perché stanchi.

C’è poi, sempre quell’anno, la storia dell’omonimo disco d’esordio dei Klaatu, gruppo rock canadese il cui stile richiamava alcune sonorità dei Beatles. Addirittura si pensò insistentemente, con ampie illazioni sulla stampa, che nei cori si udisse la voce dei quattro o di qualcuno di loro. L’effetto prevedibile fu un ingiustificato incremento delle vendite.

Dopo la morte di Lennon, il grande ostacolo a una riunificazione, quanto meno per portare avanti il progetto The Long and Winding Road che era l’antesignano della The Beatles Anthology, fu George Harrison. All’epoca George si divideva tra l’attività di produttore cinematografico e il ritorno al fare musica, avvenuto nel 1987 con l’album Cloud Nine e l’epopea dei Traveling Wilburys, supergruppo con Bob Dylan, Tom Petty, Roy Orbison e Jeff Lynne. Harrison aveva rifiutato l’offerta di McCartney di tornare a fare musica insieme e sembrava molto lontano dalle cose dei Beatles.

Ebbi l’opportunità d’incontrarlo e di conoscerlo brevemente nell’ottobre 1993, esattamente sette mesi prima della riunificazione dei Beatles viventi, in uno dei migliori ristoranti italiani della Londra di allora, il Mimmo d’Ischia di proprietà di Domenico Mattera, un cugino di mio padre. Avevo ventisei anni e George restò sorpreso d’essere stato riconosciuto: i giovani, disse, sapevano poco o nulla dei Beatles. Lui, per loro, al massimo era il produttore di Shanghai Surprise, il film che aveva fatto incontrare Madonna e Sean Penn.

Fu visibilmente orgoglioso quando gli dissi che Here Comes the Sun era una delle più belle canzoni e mostrai curiosità verso la storia che lui, con semplicità, sembrava essersi lasciato alle spalle. Era evidente che i Beatles non facessero più parte della sua vita.

Come amalgamare la voce di John Lennon

La ricostituzione del 1994 avvenne, probabilmente, perché George si lasciò convincere per due ragioni: la necessità di nuovi introiti dopo che difficoltà economiche lo avevano costretto a vendere la sua casa di produzione cinematografica indipendente Handmade Films, la disponibilità di Paul e Ringo ad affidarsi a Jeff Lynne che, come produttore, aveva rilanciato la carriera di Harrison. I quattro ereditarono tutto il materiale d’archivio del progetto The Long and Winding Road e a gennaio di quell’anno ottennero da Yoko Ono quattro demo di Lennon: Free as a Bird, Real Love, Now and Then e Grow Old with Me.

Quest’ultima canzone non fu considerata come singolo perché già pubblicata, nella stessa versione demo, da Yoko Ono nell’album Milk and Honey del 1984, continuazione del dialogo di coppia con John iniziato in Double Fantasy. Nel 1998 fu arricchita da George Martin, il leggendario produttore dei Beatles, con una orchestrazione su richiesta della stessa Ono per la versione definitiva su un’antologia.

Anche Real Love era già stata pubblicata, nel 1988, nella colonna sonora d’un documentario su Lennon. La versione di Paul, George, Ringo e Lynne, leggermente accelerata, con la voce di John appiattita in mezzo a quella degli altri Beatles e con un video ignobile dove il suo pianoforte Steinway svolazza nel cielo londinese facendo il verso al celebre maiale dei Pink Floyd, fu pubblicata come singolo del secondo volume della The Beatles Anthology nel marzo ’96: molto meglio lo scarno demo originale. Altro discorso per Free as a Bird, il singolo del primo volume pubblicato nel novembre ‘95. L’arrangiamento, le aggiunte vocali e strumentali, il video bellissimo ne fanno a pieno titolo una grande canzone dei Beatles: la prima dopo ventisei anni.

Nonostante la maestria delle tecniche di Lynne, non fu però possibile equalizzare la voce di John con la stessa qualità di quelle di Paul e di George. Il problema divenne insormontabile quando i quattro iniziarono a lavorare a Now and Then. Un ronzio del demo fu considerato da Harrison esiziale e il progetto di farne il singolo per il terzo volume, pubblicato nell’ottobre ’96, fu abbandonato. Lo sostituì A Beginning, uno strumentale orchestrale inedito di George Martin originariamente previsto sul White Album.

L’ultima volta

Nel tempo Paul McCartney, il vero motore di tutte le riproposizioni d’archivio dei Beatles che quasi ogni fine anno, da allora, hanno arricchito, spesso in maniera sublime, la discografia del gruppo e le nostre orecchie, ha detto varie volte che, prima o poi, la canzone sarebbe stata completata e pubblicata. Il demo originale di Lennon, mai rilasciato ufficialmente, circola da una ventina d’anni in registrazioni bootleg. Sono invece poco meno di dieci anni che su YouTube transitano un paio di versioni complete di quello che è stato spacciato per il primo mix provvisorio realizzato da Paul, George, Ringo e Lynne nel ‘95, ma che quasi sicuramente è apocrifo.

Il momento di terminare Now and Then è arrivato due anni fa quando il regista Peter Jackson ha messo mano alle ore di registrazione video e audio delle session da cui fu tratto LetIt Be, originariamente pensato dai Beatles come un film oltre che come un disco, per trarne il documentario The Beatles: Get Back. La sua azienda WingNut Films ha realizzato la tecnologia audio MAL per la pulizia del suono che si fonda su processi di apprendimento automatico o machine-learning. Nel concreto, le singole tracce audio e strumentali originali sono state separate l’una dall’altra dando la possibilità, nel caso di Now and Then, di riprendere il lavoro dove Harrison aveva ritenuto impossibile continuare.

L’applicazione è stata utilizzata, l’anno scorso, per il remix deluxe di Revolver, il grande album dei Beatles del 1966. Jackson e i suoi tecnici del suono, guidati da Emile de la Rey, l’hanno anche usata per separare la voce di John Lennon dal pianoforte, eliminare il ronzio ed equalizzarla adeguatamente, cosa che Lynne non poté fare in Free as a Bird. Paul e Ringo hanno integrato il lavoro fatto con George nel 1995 con nuove parti di chitarra, pianoforte, basso, batteria e percussioni. Giles Martin, il figlio di George che dopo la sua morte ha prodotto i nuovi lavori antologici dei Beatles, insieme a Ben e Paul Foster ha scritto e registrato una partitura d’archi. L’ultimo tocco di classe è stato l’inserimento dei cori dei Beatles giovani tratti da Here, There and Everywhere, Eleanor Rigby e Because.

Possiamo credere a Sean Lennon, secondogenito di John, che ha affermato: “È l’ultima canzone che mio padre, Paul, George e Ringo hanno avuto modo di fare insieme. È come una capsula del tempo ed è come se tutto fosse predestinato a essere così. A mio padre sarebbe piaciuto, perché non è mai stato timoroso di sperimentare nuove tecnologie di registrazione”.

Ne valeva la pena?

Si, ne valeva la pena. Nonostante sia razionalmente consapevole del senso commerciale del revival dei Beatles e abbastanza disincantato rispetto a operazioni come questa, non ho potuto fare a meno di commuovermi ed emozionarmi quando ho ascoltato Now and Then per la prima volta.

Conoscevo bene il demo e le versioni apocrife, così come i risultati altalenanti del lavoro di Jeff Lynne sui demo di John Lennon ai tempi della The Beatles Anthology: mi ha stupito non soltanto la chiarezza del suono, per cui vale l’affermazione di Ringo che John sembrava essere stato fisicamente con loro avendo ciascuno lavorato tante volte, quando il gruppo era in attività, su registrazioni degli altri separatamente, ma l’arrangiamento, di gran lunga perfezionato rispetto all’originale. È proprio questo che rende Now and Then una vera canzone dei Beatles piuttosto che, come Free as a Bird, dove tre ex Beatles omaggiano l’amico d’un tempo e insieme la loro giovinezza. E se sono tangibili il genio di Paul (anche nelle modifiche al testo, che era incompiuto, per dargli un senso universale rispetto a quello personale, dell’autore) insieme alla qualità di Giles Martin, l’idea di John, la presenza di George e di Ringo, rende l’opera un lavoro di gruppo di rara bellezza.

Il cerchio si chiude ripubblicando nel singolo, in formato stereo e Dolby Atmos, Love Me Do, la canzone di debutto dei Beatles nel 1962. Dal 10 novembre Now and Then concluderà la nuova versione di 1967-1970, l’antologia “blu” che sarà ripubblicata insieme alla “rossa” 1962-1966. Entrambe conterranno ben ventuno canzoni in più delle versioni originali del 1973. Now and Then – The last Beatles Song è invece un documentario di oltre dodici minuti, scritto e diretto da Oliver Murray, che racconta la storia della canzone attraverso materiale video del 1995 e le voci di Paul McCartney, George Harrison, Ringo Starr, Sean Lennon, Yoko Ono e Peter Jackson.

print

Pietro Andrea Annicelli è nato il giorno in cui Paul McCartney, a San Francisco, fece ascoltare Sergeant Pepper’s ai Jefferson Airplane. S’interessa di storia del pop e del rock, ascolta buona musica, gli piacciono le cose curiose.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.