Danny O'Keefe - Ron

The Road di Danny O’Keefe diventa Una città per cantare di Ron, passando per Jackson Browne e Lucio Dalla.

Danny O'Keefe - Ron

Certo, le vere emergenze sono altre, eppure non possiamo dimenticare che il coronavirus ci ha fatto perdere, insieme a tante altre cose, anche i concerti, il sudore, l’emozione, la dimensione comunitaria della musica. Per questo motivo Tomtomrock ha pensato di riprendere, dopo un po’ di silenzio, la rubrica dedicata alle cover italiane con una canzone che parla proprio della musica live e della difficile vita dei musicisti in tournée. (Musicisti che oggi quella vita faticosa quasi certamente rimpiangono.)

The Road di Danny O’Keefe

The Road è una delle canzoni più note e più belle di Danny O’Keefe. Il testo utilizza la seconda persona per rivolgersi a un musicista con una notorietà forse in fase declinante. Quando la pubblica, nel 1972 (*), il cantautore di Seattle è appena al secondo album e deve ancora conoscere il suo maggiore successo, Goodtime Charlie’s Got The Blues, interpretata da moltissimi, Elvis Presley incluso. Dopo questo guizzo commerciale, si può dire che O’Keefe diventa il protagonista della sua The Road  fino a un nuovo sussulto nel 1977. In quell’anno infatti Jackson Browne riprende il pezzo nel suo album Running On Empty dedicato proprio alla vita “on the road” e registrato a tutti gli effetti sulle strade d’America fra autobus, hotel e sale da concerto.

 

Il tema del musicista che fatica a gestire il rapporto fra l’eccitazione del palco e la solitudine delle camere d’albergo, fra entusiasmi pubblici e sofferenze private è un classico dell’immaginario rock e dintorni.  Resta celebre una frase di Janis Joplin: “Sul palco faccio l’amore con 25.000 persone, poi torno a casa sola”. Quanto alle canzoni sull’argomento, si può dire che The Road trovi il giusto mezzo fra la desolazione di Motel Blues di Loudon Wainwright III e la retorica esistenzial-vitalista di Jackson Browne in The Load Out/Stay (sempre su Running On Empty). È certamente disillusa, abbastanza rassegnata ma non del tutto disperata. La si può considerare la descrizione agrodolce di un’epopea minore in cui ogni tappa è un transito verso chissà cosa più che un punto d’arrivo. O di ripartenza.

The Road

Autostrade e balere
Una bella canzone ti porta lontano
Scrivi della luna
E sogni le stelle
Malinconie in vecchie camere d’albergo
Ragazze sulle macchine di papà
Canzoni per la notte
Risate per le cicatrici
Caffè di mattina, coca per il pomeriggio
Discorsi sul tempo
Sorrisi sulle camere
Una telefonata interurbana
Per raccontare come ti è andata
Dimentichi le sconfitte, esageri le vittorie
E quando ti fermi per dire che
Che ce l’hai fatta

È solo un’altra città lungo la strada

Le signore vengono a vederti
Se il tuo nome dice ancora qualcosa
Non ti danno granché
E poi racconteranno che ti conoscevano bene
Poi tu dici che te le ricorderai
Ma tanto lo sanno che è solo un gioco
E lungo il cammino i visi
Cominciano a somigliarsi tutti
E quando ti fermi per dire che
Che ce l’hai fatta

È solo un’altra città lungo la strada

Beh, non è per i soldi
E non è per troppo tempo
Giri per la stanza
E macini chilometri
Giocatori sotto i neon, abbracciati alle chitarre
Hai ragione sulla luna
Ma sulle stelle ti sbagli
E quando ti fermi per dire che
Che ce l’hai fatta

È solo un’altra città lungo la strada

La versione di Jackson Browne

Se la versione di Danny O’Keefe suona più vissuta e più (precocemente) disillusa, quella di Jackson Browne affida il pathos al violino di David Lindley, mentre Browne appare più trasognato che depresso. Forse perché già immagina che Running On Empty avrà vendite multi-platino. In realtà il pezzo resta emblematico per un altro motivo, decisamente peculiare. Sono i quattro secondi di pausa ad effetto fra la prima parte, registrata in una camera d’albergo, e la seconda (con ingresso della sezione ritmica e urla del pubblico sul silenzio), proveniente da un concerto.

Lo stesso artificio viene replicato nella trasposizione italiana del brano, Una città per cantare, datata 1980. La voce è di Ron e la traduzione di Lucio Dalla, che canta la seconda strofa del testo insieme a Francesco De Gregori.

La traduzione di Lucio Dalla

Rispetto alle cover anni ’60 di cui abbiamo più volte parlato, siamo in un’altra dimensione. Indiscutibilmente Lucio Dalla lavora bene. (Meno bene lavorano piano elettrico e sassofono, nella parte di gruppo dell’arrangiamento, ma questo è un discorso che qui non interessa). La metrica è fluida e i versi sono efficaci sia quando ricalcano l’originale sia quando aggiungono notazioni personali (“Tu scrivi anche di notte/ Perché di notte non dormi mai”) o istantanee da tournée estiva (“Si parlerà del tempo /Se c’è pioggia non suonerai”). E il volto che nella memoria si confonde con la luna è Montale in chiave pop. Al protagonista della canzone piace fare quel che fa e i momenti difficili rappresentano episodi del cammino più che condizione esistenziale. (D’altronde sempre meglio che lavorare per davvero, commenteranno i cinici.) Si può anche dire che, rispetto allo statunitense Danny O’Keefe, l’italiano Lucio Dalla, già a partire dal titolo, pone l’enfasi sulla città più che sulla strada, sulla tappa più che sul percorso. A ognuno il suo immaginario nazionale, insomma ed è giusto e vero che sia così.

Ma la cosa che a noi interessa di più in questa quarantena domestica della primavera 2020 sta nel distico finale. In contrasto con l’originale, Lucio Dalla inserisce una nota di speranza che vale un po’ per tutti: “Hai davanti una canzone nuova/E una città per cantare”. Ci saranno, ci devono essere nuove canzoni e nuove città e piazze dove qualcuno canterà e noi ascolteremo.

Una città per cantare

Grandi strade piene
Vecchi alberghi trasformati
Tu scrivi anche di notte
Perché di notte non dormi mai
Buio anche tra i fari
Tra ragazzi come te
Tu canti smetti e canti
Sai che non ti fermerai
Caffè alla mattina
Puoi fumarti il pomeriggio
Si parlerà del tempo
Se c’è pioggia non suonerai
Quante interurbane
Per dire come stai?
Raccontare dei successi
E dei fischi non parlarne mai
E se ti fermi
Convinto che ti si può ricordare
Hai davanti un altro viaggio
E una città per cantare

Alle ragazze non chieder niente
Perché niente ti posson dare
Se il tuo nome non è sui giornali
O si fa dimenticare
Lungo la strada
Tante facce diventano una
Che finisci per dimenticare
O la confondi con la luna
Ma quando ti fermi
Convinto che ti si può ricordare
Hai davanti un altro viaggio
E una città per cantare

Grandi strade piene
Vecchi alberghi dimenticati
Io non so se ti conviene
I tuoi amori dove sono andati
Buia è la sala
Devi ancora cominciare
Tu provi smetti e provi
La canzone che dovrai cantare
Ma non ti fermi
Convinto che ti si può ricordare
Hai davanti una canzone nuova
E una città per cantare

 

 

Il testo originale di Danny O’Keefe

Highways and dancehalls
A good song takes you far
You write about the moon
And you dream about the stars
Blues in old motel rooms
Girls in daddy’s car
You sing about the nights
And you laugh about the scars
Coffee in the morning cocaine afternoons
You talk about the weather
And you grin about the rooms
Phone calls long distance
To tell how you’ve been
Forget about the losses, you exaggerate the wins
And when you stop to let ‘em know
You’ve got it down

It’s just another town along the road

The ladies come to see you
If your name still rings a bell
They give you damn near nothin’
And they’ll say they knew you well
So you tell ‘em you’ll remember
But they know it’s just a game
And along the way their faces
All begin to look the same
And when you stop to let ‘em know
You got it down

It’s just another town along the road

Well it isn’t for the money
And it’s only for a while
You stalk about the rooms
And you roll away the miles
Gamblers in the neon, clinging to guitars
You’re right about the moon
But you’re wrong about the stars
And when you stop to let ‘em know
You got it down

It’s just another town along the road

(*) The Road viene pubblicata nell’album O’Keefe e anche come lato B del raro 45 giri I’m Sober Now.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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