disclosure caracal
disclosure caracal

Ci si aspettava molto dal secondo album dei fratelli Lawrence. Li abbiamo lasciati due anni fa osannati da critica e pubblico grazie al disco di esordio: Settle, un gran bel compendio di generi che spaziavano dal  pop alla house con un pizzico di rap che non guastava. La strizzatina d’occhio alle charts aveva fatto centro e il tutto lasciava presagire un ottimo seguito. La virata soul – r’n’b del nuovo, Caracal, in realtà ha spiazzato. Il florilegio di ospiti e feat. (solo due brani su undici sono eseguiti dai Disclosure “soli”) appare un po’ precoce per una band così giovane. Il disco? Praticamente perfetto, così tanto da risultare stucchevole. La produzione non fa una piega e la sequenza di melodie azzeccate e cool al punto giusto, in modo da rendere il tutto magistralmente confezionato, alla lunga risulta noiosa.
I brani più riusciti sono quelli che aprono il lavoro, ma non bastano per suscitare un interesse che non supera mai il  leggero senso di torpore che alla fine è la vera caratteristica dell’intero album. Un’eccezione va comunque rilevata. Senza nulla togliere a quanto sopra il singolo Holding On, pur facendo pienamente parte di un genere a cui i Disclosure non ci avevano abituato, è un gran pezzo. Anche qui: ft. Gregory Potter, forse i ragazzi in questo periodo soffrono di solitudine…
5/10
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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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