Bombino

La musica tamasheq e  i suoi interpreti: è il turno di Bombino con Sahel.

Non poteva scegliere un titolo più diretto ed esplicativo il grande chitarrista tuareg Bombino per il suo quinto e decisamente politicizzato lavoro: Sahel (Partisan Records). Nato in Niger egli è appartenente alla cultura e al popolo nomade dei tuareg, ma sarebbe più giusto chiamarlo tamasheq, che vive appunto in quella vastissima regione desertica che va dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso. A questo popolo martoriato, disperso nell’esilio, a cui manca il necessario per una vita dignitosa, Bombino vuol dar voce attraverso la sua musica e la visibilità che ormai si è conquistato con la sua straordinaria arte chitarristica. Bombino in questo non è certo un’eccezione, tutti i musicisti che si sono fatti conoscere in questi anni come esponenti del cosiddetto desert blues, dai veterani Tinariwen fino ai più giovani Imarhan, si propongono di cantare la vita del loro popolo e si fanno propugnatori della sua unità combattendo contro le divisioni che lo indeboliscono.

Un grande interprete della chitarra elettrica

Sahel arriva a cinque anni di distanza da Deran che lo aveva visto nominato ai Grammy e con la produzione del gallese David Wrench. È stato registrato in uno studio di Casablanca in soli dieci giorni, una scelta che ne mette in risalto la spontaneità e il carattere da jam degli arrangiamenti. Oggi Bombino, vero nome Goumar Almoctar, è, insieme a Mdou Moctar, uno dei più geniali suonatori di chitarra elettrica dell’intero panorama musicale mondiale, nel suo modo di interpretare lo strumento la grande tradizione rock di Hendrix e Gallagher si mescola felicemente con la musica tradizionale tuareg e fa tesoro di chi, come Ali Farka Touré e Lobi Traoré, l’ha preceduto. Nel suo stile alterna i giri armonici ipnotici tipici della musica comunitaria da ballare con ampi momenti da solista caratterizzati da un suono pulito, cristallino a volte perfino lirico e, come sentiamo anche in questo lavoro, non disdegna il fingerpicking.

Le canzoni di Bombino in Sahel

L’album si apre con un brano elettrizzante di rock blues fiammeggiante, Tazidert. Qui la chitarra si sbizzarrisce in straordinari assoli, siamo certamente in pieno deserto, ma cavalchiamo sulle onde di un rock elettrico di altissimo livello. Poi la scaletta prosegue alternando momenti più elettrici con ballate più intimiste e crepuscolari: fra queste Alwane caratterizzata dal fingerpicking per un brano più intimista e meditativo, Ayes Sachen una ballata malinconica dal ritmo indolente e crepuscolare, cristallino, pacato, quasi dolente il bellissimo assolo di chitarra. Itisahid è altra ballata dai toni tenui e assorti da ascoltare la notte intorno al fuoco, il chitarrista tocca le corde quasi con timidezza su un tappeto di soffuse percussioni. Ma è nell’acustica Ayo Nigla che si toccano le corde di un dolore profondo nel canto dell’innamorato costretto a vivere lontano dalla sua donna.

 

Tuttavia è con Darfuq, brano veloce come una cavalcata nel deserto, che la chitarra di Bombino disegna linee vibranti ed emozionanti con un vibrato che sembra evocare il tipico canto delle donne tuareg; mentre Nik Sant Awanha ci trasporta in un’atmosfera festosa da cerimonia popolare e Aitma è impolverata e ipnotica. Sembra proprio che ormai la chitarra elettrica abbia trovato una nuova giovinezza in questa terra assolata e tormentata che sta cercando di uscire dal giogo del colonialismo, diventando così espressione e voce di tutto un popolo, del suo dolore, della sua voglia di vita e di lotta espressi pienamente nel blues rock di Si Chilan.

Bombino – Sahel
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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