C.F.F. e il Nomade Venerabile – E sia: un ritorno in sintonia con i tempi.
I C.F.F. ritornano all’incisione discografica (dopo sei anni di silenzio da Canti Notturni) e ritornano anche alla vecchia denominazione inclusiva del Nomade Venerabile. Il perché lo spiega Vanni La Guardia, uno dei fondatori del gruppo: “La parentesi C.F.F. in trio è iniziata nel 2014 e si è conclusa nel 2019, anno in cui in formazione è entrato il batterista Guido Lioi (ex One Way Ticket) e il nome è tornato quello esteso C.F.F. e il Nomade Venerabile”.
C.F.F. e il Nomade Venerabile: una lunga storia sonica
Una storia più che ventennale ha reso l’ensemble pugliese scabro e solenne, aspro e intenso. Se in tempi passati un plausibile termine di paragone erano i C.S.I., il cielo plumbeo del nuovo disco potrebbe essere quello dei Radiohead. Radiohead con voce (quasi sempre) femminile, occorre aggiungere.
Ciò detto apparirà chiaro anche ai non informati che qui si ascolta musica che comunica poca allegria – a meno che si parli dell’ungarettiana Allegria di naufragi. E Sia è un disco breve (26 minuti) e austero che mette in musica otto testi della poetessa Grazia Procino. Le prime parole sono una chiara dichiarazione di scuri intenti: “Lo so, ci si aggrappa a tutto pur di non sprofondare”. Lo si potrebbe considerare un’attualizzazione non proprio ottimista del celebre distico di Hölderlin “Dove c’è pericolo/ Cresce anche ciò che salva” (cantato anni fa, con qualche variazione, da Les Anarchistes), oppure la negazione di quella frasetta che circolava agli inizi della pandemia e che i fatti hanno provveduto a smentire: “Andrà tutto bene”.
Lo ‘spirito’ di E sia
Non va tutto bene in E sia ed è come se i tempi avessero incontrato i C.F.F. anziché viceversa. La brevità delle canzoni le rende nitide, essenziali, quasi istantanee di momenti o di stati d’animo che si stagliano nella memoria. Qualche volta c’è tenerezza (La veglia con la voce di un mito indie quale Andrea Chimenti), qualche volta desolazione (Il cuore sotto le scarpe sporche) come sempre accade quando si parla d’amore. Il momento più intenso arriva in Epilogo, dove una musica spettrale accompagna parole che si aprono alla speranza secondo una dialettica distruzione-ricostruzione affine ai Godspeed You! Black Emperor più recenti.
“Torneremo a godere di vita” è la frase di chiusura del disco e, anche se i testi sono stati tutti composti pre-pandemia, è inevitabile pensare alla nostra attualità. Non è andato tutto bene, ma varrà la pena ritentare. Intanto questo disco aiuta.
P.S. E sia è stampato in sole 300 copie in cd. Lo si può richiedere scrivendo a ventunonervi@libero.it.
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