Il dolente ritorno alla musica di Charlotte Gainsbourg.

Durante il primo minuto si potrebbe anche fraintendere. Tutti quei sospiri in una canzone di Charlotte Gainsbourg, il cui babbo divenne famoso nel mondo proprio per una canzone con tanti sospiri. (A sospirare c’era anche la mamma, di Charlotte, Jane Birkin.)
Invece niente, ma proprio niente, di sexy. Ring-a-ring o’ roses, prima traccia di Rest, è una meditazione sul ciclo della vita e sull’inevitabilità di un certo numero di sofferenze. Questo è anche il tema dell’intero album, che esce dopo sette anni di silenzio musicale. (Sette anni durante i quali Gainsbourg è stata alla ribalta soprattutto come attrice e soprattutto per via di Nymphomaniac di Lars Von Trier). Rest è un lavoro pesantemente influenzato da un evento tragico. Nel dicembre 2013, la sorellastra di Charlotte, Kate Barry (figlia di Jane Birkin e del suo primo marito, il compositore ‘bondiano’ John Barry) morì, quasi certamente suicida, a Parigi.
Rest nasce come elaborazione di un grande dolore
Rest nasce durante “una fuga a New York per non impazzire dal dolore” ed è un classico esempio di elaborazione del dolore in musica in cui un po’ tutto viene passato in rassegna. Kate è l’omaggio esplicito all’amatissima sorella. Lying With You è il ricordo del corpo del padre morto. Dans Vos Airs è una meditazione sui propri bambini e sulle difficoltà che incontreranno crescendo. Ci sono anche momenti più lievi come Songbird In A Cage (firmata da Paul McCartney, nientemeno) oppure Sylvia Says, poi però l’album si chiude su Les Oxalis, ovvero la visita alla tomba di Kate.
La musica di Rest, la voce di Charlotte Gainsbourg
Come nel caso di un altro disco recente, In The Kingdom Of Dreams di Ian Felice, anche qui la forza dei temi trattati rischia di far passare in secondo piani i connotati musicali. Rest è un disco dai suoni molto curati, prodotto dal dj e musicista SebastiAn (Sebastian Achkoté) e vede la presenza di personaggi importanti della scena francese fra cui spicca Guy-Manuel de Homem-Christo dei Daft Punk. Come immaginabile le atmosfere si muovono fra elettronica, dancefloor, revival disco e ricordi Stereolab con viraggio anni ’60. E su tutto aleggia la grande figura di papà Serge e del suo album-simbolo Histoire De Melody Nelson. Il risultato è nell’insieme affascinante, visto che viene sempre evitato il rischio del turgore luttuoso, con Dans Vos Airs ingentilita dalla chitarra acustica e Les Oxalis resa quasi suadente dalla ritmica ballabile.
Forse l’unico neo sta nella voce di Charlotte Gainsbourg che tende più a recitar-sospirare (soprattutto nelle parti in francese) che a cantare. E quando prova a raggiungere qualche nota alta (ad esempio in Kate) fatica parecchio. D’altronde quello di cantante non è il suo primo mestiere. E alla fine è brava anche così.
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