Gerald V Casale rilancia il devoluzionismo con Jihad Jerry & The Evildoers
Premessa: non so se vi sia capitato di vedere recentemente il documentario Devolution – Una teoria Devo. Lo ha trasmesso (doppiato!) Raiplay e direi che è, quantomeno, necessario.
I DEVO: brevi cenni di storia
La storia dei DEVO non sto qui a ripeterla, la band di Akron, soprattutto dal punto di vista concettuale, ha avuto modo, dalla fine degli anni ’70 (anche se erano in giro già dal 1972, piccoli Residents a modo loro) di esporre la famosa teoria della devoluzione che tanto assume carattere di attualità ora come ora.
La faccenda musicale era partita benissimo, sghemba e devoluta, poi prese piede la maniera e lo sberleffo andò ad ammantare quello che poteva essere un progetto situazionista di nicchia per farlo assurgere ad uno status di culto pressoché invariato, ancor oggi, per i presenili qual io son. Poi le strade dei nostri si separarono, qualcuno lasciò l’edificio, e delle due principali teste pensanti e cantanti Mark Mothersbaugh è diventato un prezzemolo nelle colonne sonore e Gerald V Casale produce vini… ma non solo.
Il nuovo progetto di Gerald V Casale: Jihad Jerry & The Evildoers
Infatti, nel 2006, prende piede il progetto Jihad Jerry & The Evildoers, ovvero Casale si rigetta nella mischia e produce un album dove lo spirito della casa madre rinasce a tratti (anche grazie alla collaborazione degli altri membri della band), spogliato dalle infatuazioni troppo elettroniche che avevano minato la forma canzone degli ultimi lavori e regalando ad un pubblico di aficionados 12 canzoni quasi devolute che ritroviamo oggi in questa ristampa in cd (Real Gone Music), titolata stavolta a DEVO’s Gerald V Casale, quasi come a riprendersi ciò che fondamentalmente ha creato (si veda nel doc sopracitato l’origine perché è assai divertente…) e a rilanciare, con l’aggiunta di cinque nuovi brani (in realtà tre songs, una versione instrumental e un recitato) il sogno DEVO che per molti non è mai sopito.
La ristampa di Jihad Jerry & The Evildoers
Inutile dire che le nuove songs si discostano leggermente dalle precedenti soprattutto in ragione del fatto che sono passati 15 anni e un rinnovato afflato politico ne connota i testi, mentre i suoni son effettivamente quanto di più Devo si possa sentire dai tempi dei primi seminali tre album, pur se strettamente collegati all’alfabeto rock’n’roll.
Casale è comunque oggi impegnato anche in campagne ecosostenibili e denunce nei confronti del governo, segno che qualcosa è rimasto del ragazzo che assistette ai disordini della Kent State University causati dalla polizia e vide colpire a morte un amico studente, elemento che ne segnò i percorsi futuri in termini di osservazione e critica sociale.
Siamo quindi dalle parti del disco per seguaci (devotees?), ma di assoluto piacere per mente e orecchie, un bel tuffo nel futuro remoto che fa auspicare, visto l’alto numero di concerti che i ragazzi stanno ancora tenendo, in un nuovo lavoro della band.
Quanto mi manca la cazzoneria significante.
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