DIIV - DeceiverCaptured Tracks - 2019

Ritornano i DIIV della star dissipata Zachary Cole Smith.

DIIV - Deceiver
Captured Tracks – 2019

 

Si fa apprezzare Deceiver dei DIIV. Ma se qualcuno lo spacciasse per l’unico album dimenticato di una sconosciuta band anni ’90  ci cascherebbero in parecchi. Compreso chi scrive, probabilmente. I referenti sono quasi tutti legati a quel periodo, dai primi Yo La Tengo ai My Bloody Valentine  e altri due o tre gruppi shoegaze. Più indietro nel tempo occhieggiano Pixies, Sonic Youth e Dinosaur Jr.

In Deceiver non solo citazionismo anni ’90

Eppure non siamo in un ambito soltanto citazionista e, dati alcuni dei nomi menzionati, all’insegna dello svaporamento creativo. Deceiver si apre con  Horsehead, brano caratterizzato da un epos venato di psichedelia e in grado di non perdere il filo della concentrazione. E questo non è un dato di poco conto se si considera quale personaggio sia il leader dei DIIV.

L’evoluzione di Zachary Cole Smith, leader dei DIIV

Fascinoso e instabile, in grado di infrangere cinque articoli del codice penale in una sola serata,  Zachary  Cole Smith aveva inciso il precedente Is the Is Are come disco di autoterapia. L’esperimento non era  andata benissimo e oggi Deceiver appare più oscuro, ma anche più comunicativo rispetto a un passato dai connotati talora autoreferenziali o da torre d’avorio tossica. E’ come se Smith provasse a raccontarsi sul serio invece che guardarsi allo specchio con una chitarra in mano.

 

Nell’insieme anche le canzoni convincono di più. Se una certa uniformità ritmica è indiscutibile, occorre aggiungere che il produttore Sonny Diperri (non a caso già con i My Bloody Valentine) ha saputo rendere il suono avvolgente e curato nei dettagli. Notevole è la parte finale del lavoro: Blankenship accelera il ritmo e snoda fili d’inquietudine che Acheron  tesse in un fosco arazzo in cui l’impossibilità di un futuro accettabile assume toni apocalittici (“Il paradiso è solo una parte dell’inferno”).

Il futuro dei DIIV

Dunque Deceiver si chiude all’insegna dell’oscurità, eppure è un disco con una sua strana vitalità e foriero di interessanti cose future (magari meno nineties). Sempre che  Zachary Cole Smith non ricominci a violare le leggi dello stato di New York e quelle del buonsenso. Ormai ha 35 anni ed è pure vegano…

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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