I molti paradossi dei DIIV e di Is The Is Are.

Un disco compatto e divisivo è un bel paradosso e, più che un limite, questo si rivela essere il pregio maggiore di Is The Is Are (il difetto peggiore è invece il titolo, stupidamente arguto). Dopo l’apprezzabile Oshin, il leader dei DIIV Zachary Cole Smith era incappato in un arresto per possesso di droga e altre cinque infrazioni, seguito da una terapia di disintossicazione obbligata. Da questa era uscito forse più saggio (o forse no, almeno a giudicare dall’abbigliamento sfoggiato in foto recenti), ma di sicuro più fervido musicalmente.
La genesi di Is The Is Are
I 150 demo registrati a partire dal 2014 sono stati distillati nei 17 brani di un lavoro che suona, come si diceva, tutto d’un pezzo e può parere tanto balsamico nei suoi sciabordii chitarristici e nelle trasognate frasi vocali quanto narcolettico nel suo incedere sin troppo parco di variazioni. Divisivo appunto.
Chi scrive si è applicato più volte all’ascolto e alla fine ha scelto di stare con gli estimatori per un motivo: se l’uniformità delle situazioni è indiscutibile, è pur vero che al suo interno ruotano come in caleidoscopio tanti referenti diversi: lo shoegaze, la new wave (i Cure, ma anche i meno ovvi Durutti Column), chitarristi come Bernard Butler e Johnny Marr e la sempiterna ritmica motorik.
Il disco si appiattisce dove si mostra più gentile o troppo programmaticamente psych (il piano di Healthy Moon, i cori di Loose Ends) e acquista inquieta corposità negli episodi più incalzanti come Dust o in quelli più oscuri come Blue Boredom (dove compare la fidanzata, pure lei piuttosto sghemba, Sky Ferreira).
Il futuro di Zachary Cole Smith e dei DIIV
Forse Is The Is Are avrebbe dovuto essere più breve oppure affidato a un produttore capace di farlo sembrare più vario, ma Smith è personaggio artisticamente e umanamente debordante – in questo simile ad altri tipetti estremi come i Foxygen, Christopher Owens o Bradford Cox dei Deerhunter – e saggezza e senso della misura non gli appartengono. C’è solo da sperare che non giochi troppo a lungo fare il bello e dannato. O il vegano e dissipato, che però suona come un altro bel paradosso.
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httpv://www.youtube.com/watch?v=zKbqyuaXolg
Under The Sun