Il settimo album di Drake si intitola Honestly, Nevermind.
Troppo facile parodiare il titolo del settimo disco di Drake: Honestly, Nevermind allude forse al suo (dis)interesse per la musica, evidente con la precedente, grigia prova? oppure è un suggerimento per il pubblico? In realtà, Drake resta un asso delle classifiche e anche questo nuovo disco, pur lontano dalle vendite del passato, ha debuttato negli Stati Uniti al secondo posto, poi è andato al primo. Non mi pare che il pubblico si attenda più grandi cose da lui, ma c’è un’ampia fan-base che continua a seguirlo diciamo largamente a prescindere dalla qualità della proposta, come un’abitudine.
I produttori rispolverano la house music
Eppure, con Honestly, Nevermind, Drake sembra almeno provarci a far qualcosa di diverso rispetto alle ultime prove che suonavano esattamente come le precedenti, solo con meno qualità. Già dall’attacco di Falling Back, dopo la breve Intro, il disco ci cala in un’atmosfera e nella ritmica house, soffusa naturalmente, niente di estremo. Si va avanti così per cinquanta minuti circa, con un Drake in sola veste di cantante, con il rap che fa capolino soltanto nell’ultima canzone, Jimmy Cooks, dove si registra anche l’unico featuring del disco, quello di 21 Savage. Verso il centro Sticky e Massive sono i momenti migliore, ma è abbastanza difficile distinguere un pezzo dall’altro.
Un disco pigro
Almeno ci prova a cambiare la formula, Drake, e questo è il lato positivo di Honestly, Nevermind. Tuttavia, è proprio l’impegno del Drake cantante-scrittore di testi a fare acqua. Per i testi, viste le polemiche che lo accompagnano sul ghost-writing, ci sarebbe da smentire le voci perché tutto è talmente banale e già sentito che certo non c’è bisogno di pagare qualcuno. È il solito Drake, con i soliti temi e ormai con ben poche linee memorabili. Stessa cosa per il cantato, che risulta pigro e aiutato dall’autotune, anche quando il canadese sarebbe davvero in grado di far meglio di così. Alla fine è questa la delusione maggiore: lo scarso impegno a creare un risultato finale che significhi qualcosa, o che almeno mostri uno sforzo teso a ottenerlo. Nevermind, honestly.
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