Non è uno stereotipo: À Tous les Bâtards è veramente il difficile secondo LP per Eddy de Pretto.
Tre anni fa il disco d’esordio di Eddy de Pretto aveva colpito forte: magari non in Italia, ma nella sua Francia di sicuro, e su TomTomRock, dove passano alcune novità oltralpine, l’avevamo seguito anche in concerto. Il tour di promozione è stato lungo, poi Eddy si è rimesso al lavoro ed ecco adesso il suo nuovo LP À Tous les Bâtards.
Il disco gli deve essere costato non poca fatica, se si dà retta alla canzone che lo chiude, Tout Vivre, nella quale si scaglia contro chi gli ha messo fretta di dare un seguito al fortunato esordio: bisogna vivere per poter scrivere, afferma, probabilmente a ragione. Sappiamo che si parla sempre di un “secondo disco difficile”, così come si dice pure che per scrivere il primo disco si ha tutto la vita (magari giovanile, ma comunque …), mentre per i successivi il tempo è certamente minore. Il che pare vero soprattutto per uno come Eddy de Pretto, che in Cure aveva messo veramente tutto sé stesso, parlando dei luoghi nei quali è cresciuto, dei genitori, degli amori, delle serate sbagliate e così via. Cosa resta da scrivere allora nel disco successivo?
Il coraggio di Eddy de Pretto
Bisogna dare atto a Eddy de Pretto che il coraggio non manca: À Tous les Bâtards rappresenta per lui un cambiamento importante. In larga parte, non ripete ciò che aveva scritto nel primo. I “bastardi” del titolo sono quelli che come lui hanno esperienze biografiche per qualche motivo diverse dalla norma, che rischiano per questo la marginalità. È un disco inclusivo, ha detto nelle interviste che ne hanno accompagnato l’uscita, fatto per parlare non solo di sé, ma anche di e per altri: così come indica la scelta per la copertina, uno fra i molti regali ricevuti dai fans.
Un disco diverso da Cure
À Tous les Bâtards è però diverso da Cure anche per la musica. Evidentemente la formula che gli ha dato almeno una parte del successo, o che comunque attirava l’attenzione, quell’esibirsi con il cellulare per le basi e magari un batterista, alla lunga non poteva durare. Così il disco di apre a una formula più strumentale e anche più pop rispetto al passato. Eddy de Pretto mette da parte tranne che per un brano il duo di produttori che l’avevano aiutato, ossia i geniali Kyu Steed & Haze, per un range più ampio di collaboratori e strumentisti.
Le due prime canzoni di À Tous les Bâtards lasciano spiazzati proprio per la dimensione pop. A lungo andare l’iniziale Bateux-Mouches convince di più di Parfaitement e si giustifica come singolo: dopo qualche ascolto non ve la leverete più di mente. Eddy racconta gli esordi miserrimi con le esibizioni dal repertorio generico, dove toccava sorridere alle signore per non far pensare ai signori che stesse rimorchiando loro. Con la terza canzone, Val de Larmes, abbiamo l’unica produzione di Kyu Steed & Haze, e tocca dire che è il momento migliore di À Tous les Bâtards, un soul musicalmente perfetto nel quale Eddy de Pretto racconta cos’è il white privilege dal punto di vista di un bianco mai fermato al contrario di altri amici, con altra pelle, provenienti dalla medesima banlieue. Canzone perfetta, cantata/recitata con un piglio incredibile.
Eddy de Pretto – À Tous les Bâtards: in conclusione …
Non mancano i momenti alti in questo disco: Creteil Soleil sui ricordi d’infanzia, Desolé Caroline sulla per lui necessaria rinunzia alla cocaina (narrata come un addio a una donna), Rose Tati, qql (dove emerge la forte influenza di Frank Ocean), ognuno troverà il suo. C’è anche qualche passaggio a vuoto, come Freaks, dove la scelta pop convince poco. Però la penna di Eddy de Pretto è veramente una spanna sopra la concorrenza: À Tous les Bâtards è un disco che andrebbe “letto” oltre che ascoltato. Ci piace allora pensare che la conclusione della bella – e già citata – Tout Vivre, sulla possibilità che al difficile secondo album possa non seguire un terzo, sia un cliché letterario e non un proponimento reale, perché À Tous les Bâtards dimostra come il talento di Eddy de Pretto sia un bene prezioso anche quando il disco non riesce perfetto. Averne, di imperfezioni così!
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