Badbea è l’inno alla vita di Edwyn Collins.
Badbea è un gran bel disco da parte di un ottimo autore pop quale Edwyn Collins. E non occorre aggiungere altro. Non occorre specificare – come si era fatto per i due lavori precedenti, Losing Sleep e Understated – che Collins fa musica nonostante le due emorragie celebrali di cui è stato vittima nel 2005 e da cui si è lentamente ripreso, reimparando prima a parlare e poi a cantare. Il disco è godibile a prescindere da tutto questo, come potrebbe confermare anche chi della vicenda è ignaro. Vero è che la voce suona più scura rispetto ai tempi degli Orange Juice (la band di Collins negli anni ’80), ma questo è accaduto a molti cantanti nel passaggio dalla giovinezza alla maturità. E comunque in Tensions Rising si sentono un paio di urli proprio da ragazzino…
Badbea fra passato e presente
Badbea è il disco che segue il trasferimento di Collins da Londra a Helmsdale, sulla costa orientale dell Scozia, la località da dove veniva il nonno. Dunque antico luogo degli avi, ma anche sede di uno studio di registrazione molto moderno di proprietà del musicista.
Tutto l’album è così un gioco di rimandi e richiami fra passato e presente. E lo è sin dal titolo. Badbea è la località, vicino a Helmsdale, dove i contadini delle Highlands cacciati dai propri terreni (le feroci Highland Clearances della seconda metà del XIX secolo) tentarono di ricostruirsi una vita in condizioni estreme. Il testo della canzone omonima la descrive come “un monumento in rovina alla vita e alla morte” ed è inevitabile che questa idea di drammatica rinascita faccia pensare al ritorno alla vita e all’arte di Collins.
La vitalità nonostante tutto di Edwyn Collins
Ma occorre ribadire che l’album non ha nulla o quasi di malinconico. E’ tonico e vitale anche quando guarda al passato, come nel caso di Glasgow To London, che ricorda i tempi esaltanti e difficoltosi con gli Orange Juice. Collins aggiorna la sua idea di Northern Soul con tocchi r’n’b e funk, sfiora il punk nel singolo Outside, mette al posto giusto fiati, tastiere e pure le percussioni elettroniche. Ma funzionano bene anche le pause acustiche come It All Makes Sense To Me e Beauty che paiono molto influenzate dai paesaggi naturali scozzesi.
A dominare l’insieme è, come si diceva, l’immarcescibile talento pop del nostro, capace di essere melodico con ritmo e ritmico con melodia, mica una cosa da tutti. Gli riusciva ai tempi di Rip It Up (con gli Orange Juice) e A Girl Like You (il suo turbo-hit da solista) e gli riesce adesso con It’s All About You, Sparks The Spark, Tensions Rising e I Guess We Were Young. Ma dall’inizio alla fine Badbea è il disco di un uomo che può dire, parlando della propria vita, “Non cambierei niente. Non si deve mai dare spazio al rimpianto”.
P.S. La scaletta di Badbea comprende dodici pezzi. In realtà il cd ne contiene tredici e il tredicesimo, che potrebbe intitolarsi You Rescued Me, è fra i migliori della raccolta, emozionante e trascinante. Però nessuna ne parla…
Be the first to leave a review.