Eric Andersen – Foolish Like The Flowers

Un nuovo disco per festeggiare gli 80 anni di Eric Andersen: Foolish Like The Flowers.

Il disco, uscito in concomitanza con l’ottantesimo compleanno del cantautore americano, documenta – ovviamente non in modo integrale – una delle date del suo ultimo tour italiano, quella andata in scena allo Spaziomusica di Pavia. Il concerto – a cui chi scrive ha avuto la fortuna di assistere nella data fiorentina presso il Circolo Il Progresso – è stato una vera e propria “antologia” che ha ripercorso e riproposto al pubblico pressoché tutte le tappe significative della lunga carriera di Eric Andersen e anche la scelta operata per confezionare il disco ha mantenuto questa impostazione.

Foolish Like The Flowers presenta il meglio di Eric Andersen

Così si va da quella Dusty Box Car Wall tratta da Today is the Highway che nel 1965, appena ventiduenne, ne rivelò il talento di scrittore di ballate, fino alla You Can’t Relive The Past scritta insieme a Lou Reed e incisa nel 2000 e ad Under The Shadows incisa nel 2003 insieme alla figlia Sari. Non potevano mancare due brani da quello che resta il suo album di maggior successo, Blue River del 1972 – Sheila e Wind And Sand – né quella Violets Of Dawn che si narra abbia talmente “stregato” Leonard Cohen da convincerlo a trasformarsi da poeta in cantautore. Completano la scaletta Hills Of Tuscany e Foghorn tratte da uno dei dischi della definitiva maturità (Memory Of The Future del 1999) – la prima delle quali testimonia indirettamente l’amore per un paese che lo ha sempre ben accolto e per il cui pubblico ha speso in passato più di qualche bella parola – e quella We Were Foolish Like The Flowers che ha finito col dare il titolo al disco.

Se per caso la scaletta del concerto l’avesse previsto non avremmo disdegnato la presenza di almeno un brano tratto dall’ultimo, bellissimo, album in studio di Andersen, quel Mingle With The Universe dedicato all’opera di Lord Byron, ma non si può avere tutto. E in fondo è giusto che sia stata privilegiata la dimensione integralmente “cantautorale” senza interferenze “esterne”: il che rende questo disco quasi un particolarissimo “best of”, ideale anche per chi si volesse accostare per la prima volta all’arte di Andersen.

Perfetta l’esecuzione

Sul piano dell’esecuzione musicale il disco è un piccolo gioiello, magnificamente cantato da un ispiratissimo Andersen, la cui voce col passare degli anni sembra aver perfino acquisito in espressività, sostenuto da una piccola e affiatatissima band. Accanto al leader la moglie Inge al backing vocals e ai cori, la delicatissima canadese Cheryl Prashker alle percussioni e un eccellente Paolo Ercoli, che da anni presta il suo dobro a buona parte dei songwriter americani in tour in Italia. Al violino, poi, un’autentica leggenda, quella Scarlet Rivera nota a tutti come il violino della Rolling Thunder Review e di Hurricane. Come quasi sempre succede nei dischi “live”, lo spazio lasciato agli assolo dei singoli musicisti è maggiore che nei dischi in studio: questo in altri casi fa sì che l’equilibrio generale in qualche modo ne risenta. Non è certo il caso di quando, come in questo disco, gli interpreti sono dotati – oltreché di grande abilità e assoluta padronanza dello strumento – anche di una eccezionale sensibilità musicale che li porta anche negli assolo a ricercare soprattutto l’interazione con quanto prodotto dai colleghi. In conclusione un gran bel disco, che ci ha riportato alla mente una gran bella serata.

Eric Andersen – Foolish Like The Flowers
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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