Ma chi è (e da dove viene) Guy Littell?

Vedere la copertina di One Of Those Fine Days, prendere in mano il disco senza farsi troppe domande e pensare che si tratti dell’ennesimo cantautore americano… Sbagliando, perché , sotto lo pseudonimo di Guy Littell c’è un più prosaico Gaetano Di Sarno, che viene dalla Campania (from the country, quasi), è nato nel 1981 e non ha problemi a farsi fotografare con una copia di Harvest in grembo.
Guy Littell e le sue passioni sonore
Il nome di battaglia, che evoca l’americano ‘little guy’, in realtà è un omaggio al protagonista di American Tabloid, quel Ward Littell uscito dalla penna di James Ellroy. Littell, con questo suo terzo disco, conferma di seguire con passione le luci di coda di artisti come Neil Young (la più evidente influenza) e i Dream Syndicate. Con qualche parentela vocale anche dalle parti di Eddie Vedder e Michael Stipe.
Oltre ai tre dischi prodotti, Littell ha contributo ad un tour di Steve Wynn e ha collaborato con Antonio Gramentieri (Sacri Cuori, Don Antonio). Si sarà ormai ben capito il genere di musica che esce dai solchi di One Of These Fine Days. Un perfetto mix di ‘americana’ ben eseguita e scritta seguendo i canoni del classic rock.
One Of Those Fine Days è un lavoro di grande efficacia
L’insieme funziona benissimo. Meglio quando si spegne un po’ il faro younghiano (dominante in titoli come So Special) e si accende la miccia di brani più articolati e freschi. Fra questi va menzionata l’interessante Love It, abbellita dall’arpeggio trademark di una Rickenbacker.
Il disco è stato registrato e rifinito tra Eboli (SA) e Marano (NA) quindi è nostrano e succoso come una mozzarella… Inoltre, come segnala lo stesso Littell sul sito, si apprezza il buon lavoro delle chitarre di Luigi Sabino, artigiano delle sei corde che garantisce gusto, spessore e densità alle canzoni di One Of Those Fine Days. Un bel lavoro, che Tomtomrock vorrebbe ascoltare dal vivo appena possibile…
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