Iosonouncane & Paolo Angeli - Jalitah

Due sperimentatori che hanno in comune l’origine: Iosonouncane & Paolo Angeli – Jalitah.

C’è una regione che d’estate è presa d’assalto dai turisti, la stessa che crea musicisti straordinari. Tuttavia sono spesso costretti al nomadismo verso altre regioni d’Italia o d’Europa. Il più famoso, il jazzista Paolo Fresu, si divide tra Bologna e la Francia, pur portando ad agosto il suo Festival al paese natale, Berchidda. Anche i titolari di questo disco sono isolani di nascita, uno di Palau, in Gallura (nord) e uno di Buggerru (sud).

Anche loro agiscono da fuori, Paolo Angeli vive in Spagna, a Barcellona, mentre Jacopo Incani/Iosonouncane ha scelto Bologna, come altri conterranei (Fresu, lo scrittore Fois ecc.). Mentre su queste pagine il più conosciuto dei due è quest’ultimo, cantautore e performer elettronico estremo di cui si è parlato assai, due parole di più  vanno spese per Paolo Angeli, chitarrista  e sviluppatore di strumenti alternativi. Partendo dalla chitarra sarda, aggiungendo appendici e aggeggi risonanti, come eliche o corde aggiuntive, ha creato un suono  inconfondibile ed originale. Inoltre Angeli canta nello stile sardo (e anche corso) in una apprezzabile rivisitazione di antiche “folksong” delle due isole.

L’incontro live di Iosonouncane & Paolo Angeli sfocia in Jalitah

L’incontro che ha generato queste incisioni dal vivo risale al 2018; fu un’occasione estemporanea, che ha richiesto un grosso lavoro di editing a posteriori. Solo ora infatti il disco assume una forma precisa, mentre i concerti prevedevano larghe parti di totale improvvisazione, fino a  coagularsi nei brani dell’uno o dell’altro compositore. L’obiettivo comune è stato l’omaggio a La Galite (la Jalitah del titolo) un’isola al largo della Tunisia, frequentata da pescatori sardi per molto tempo.

Un disco di ricerca

Ad un  primo ascolto emergono le asperità e  le incertezze di una collaborazione tra due nature diverse; le corde “nuove” di Angeli e le manopole di Incani, che qui usa anche strumenti tradizionali. Piano piano ne esce il suono straniante di un’isola immaginaria (ispirata tanto alla piccola Galite quanto all’ampia madrepatria) piena di suoni arcaici e canti antichi che suonano contemporanei. Assieme a brani dall’evoluzione improvvisata ci sono versioni di brani conosciuti, dai primi due dischi di Iosonouncane, Macarena Su Roma e Die, e canti tradizionali sardi provenienti  dalla ricerca di Angeli. Un disco difficile, sia che si conosca già il nuovo folk del chitarrista, sia che sia familiare la dimensione sonica di Incani. Il rischio, però, è terreno fertile per progetti coraggiosi come questo.

Iosonouncane & Paolo Angeli - Jalitah
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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