Il ritorno atteso, ma sorprendente, di Anohni and the Johnsons: My Back Was A Bridge For You To Cross
“Ho pensato molto a “What’s Going On” di Marvin Gaye. È stato un paragone molto importante nella mia mente. Alcune di queste canzoni rispondono alle preoccupazioni globali e ambientali espresse per la prima volta nella musica popolare più di 50 anni fa”.
Ennesima rigenerazione per l’artista inglese, naturalizzata statunitense, Anohni, che riunito il vecchio gruppo, The Johnsons, fa centro con un nuovo e interessante capitolo. My Back Was A Bridge For You To Cross giunge a sette anni di distanza da Hopelessness, come Anohni, e a tredici da Swanlights con The Johnsons. Due dischi importanti e densi che hanno lasciato un segno nella variegata discografia di un personaggio che continua a stupire e a stupirsi, mettendo in musica le miserie del nostro tempo. Il viaggio prosegue, archiviati gli episodi indie-folk degli esordi e le atmosfere art-pop della maturità artistica, Anohni oggi guarda al soul e a un suono primigenio che parla di ribellione, rivendicazioni identitarie e diritti negati.
Ovviamente si tratta di “soul alla maniera di Anohni” che anche stavolta riesce a sconvolgere la forma originaria restituendo un prodotto trasversale, articolato e, al tempo stesso, immediato. Anohni, nel corso degli anni, ci ha abituato a gradevoli pesantezze trasformate in melodie liriche a tratti angeliche a in altri momenti quasi violente a seconda del contesto: si pensi al canto leggiadro di You Are My Sister e a quello demoniaco di Obama. Questa è Anohni: emotiva, perturbante tesa e diretta; l’attivista Marsha P. Johnson in copertina non ha bisogno di ulteriori commenti.
Le nuove canzoni e il soul sghembo di Anohni and the Johnsons
Per My Back Was A Bridge For You To Cross (Secretly Canadian), oltre ai The Johnsons, Anohni si avvale di un collaboratore di tutto rispetto: Jimmy Hogarth (già al lavoro con Amy Winehouse e Tina Turner) qui anche in veste di chitarrista. Il risultato è un disco che rappresenta un’altra svolta decisa e ben calibrata. Il soul bizzarro di Anohni cresce ad ogni ascolto per lasciarci ancora una volta piacevolmente sorpresi. Apre le danze It Must Change, primo singolo accompagnato da un video interessante.
Qui l’atmosfera morbida e tranquilla sembra far presagire una raggiunta serenità. Le cose si complicano subito nella seconda traccia, Go Ahead, con i suoi attacchi su chitarre distorte, per dipanarsi nei brani successivi. Silver Of Ice, Scapegoat e Rest valgono l’intero album. Tre brani che rappresentano egregiamente l’Anohni d’annata/dannata: soul, jazz, blues e un pizzico di pop d’autore sono gli ingredienti che, opportunamente shakerati da mani esperte, fanno di My Back Was A Bridge For You To Cross uno dei dischi più interessanti del momento.
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