All The Eye Can See: il quindicesimo disco dell’intricato, affascinante Joe Henry
Complice il fatto che siamo nati lo stesso mese e anno, a pochi giorni di distanza, ho sempre avuto un occhio di riguardo per la musica di Joe Henry. I suoi 15 dischi, usciti dal 1986 fino ad oggi, sono tutti piuttosto interessanti. Ricordo soprattutto alcuni freschi episodi degli inizi (Murder Of Crows, il bellissimo Shuffletown, Kindness Of The World) e la matura e densa trilogia composta da Civilians, Blood From The Stars e Reverie (usciti tra il 2007 e il 2011).
Il particolare modus operandi di Joe Henry
Quella di Henry è una carriera pervicace, costante, anche se lontana dal produrre capolavori univoci o scalare classifiche. La continua ricerca di collaborazioni lo ha portato a interagire con musicisti come Don Cherry, Ornette Coleman, Marc Ribot, Bill Frisell, Daniel Lanois, talvolta a scapito del facile ascolto; anche i testi sono ricercati, spesso provenienti da fonti d’ispirazione varie e insolite. Capita che una foto, un personaggio o un ricordo d’infanzia siano spesso sufficienti a ricamare una canzone, o un intero disco, come per All The Eye Can See (e-a-r music).
All The Eye Can See: un’opera impegnativa ma…
Il lavoro è stato ispirato, almeno in parte, dalla bella foto in retrocopertina, dove Henry guarda verso il basso da un piccolo ponte. Lo scatto è di un’amica scomparsa, ricordata con parole struggenti nelle note. Per cura grafica e sonora i suoi dischi da sempre rivelano la ricerca di un’ostinata coerenza tra forma e contenuto. Le ultime uscite richiedono però un certo impegno nell’ascolto, come nel caso dell’ascetico The Gospel According To Water di pochi anni fa. Questa volta Henry ha radunato una serie di brani completati durante il lockdown, aiutato da ospiti a cinque stelle (ancora Frisell, Ribot, Lanois, Lisa Hannigan…). A chi si appresta all’ascolto consiglio di avere il libretto alla mano, per apprezzare i testi pieni di allitterazioni e scampoli di vera poesia. Azzardando un po’ direi che Henry, oltre a cantautore, musicista, produttore (e cognato di Madonna Ciccone) potrebbe ben riuscire anche in letteratura. Magari un libro di racconti, come ha fatto Steve Earle, un altro instancabile esploratore.
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