Jonathan Wilson - Rare Birds | RecensioneBella Union - 2018

Jonathan Wilson e il suono perfetto. Forse troppo.

Jonathan Wilson - Rare Birds | Recensione
Bella Union – 2018

Con il terzo disco la cifra stilistica di  Jonathan Wilson sembra attestarsi su una ricerca maniacale di suoni e arrangiamenti. L’ossessione del suono perfetto, unito a una certa presunzione nei propri mezzi, sia alla console che agli strumenti, è ormai un  grave  limite all’immediatezza e al calore dei suoi dischi. Un problema già percepibile nel lavoro precedente, il pur notevole Fanfare. Per dare un’idea, nessuno dei tredici brani di Rare Birds dura meno di cinque minuti (tranne uno che si ferma a  4.41). Potrebbe sembrare una cosa irrilevante, ma purtroppo non lo è…

La decisione  di produrre ‘mini-suite’ dove il cambiamento di registro a tutti i costi è sempre dietro l’angolo è diventato il punto debole della discografia del musicista e produttore  di Laurel Canyon. Anche la recente collaborazione live con Roger Waters sembra aver portato miglioramenti più al curriculum (e al conto in banca) che alla sua proposta musicale.

Influssi pinkfloydiani in Rare Birds

Del resto le canzoni di  Rare Birds raccolgono  influenze e ispirazioni lontane tra di loro, e qui, tra i molti generi che attraversano le canzoni, c’è parecchio dell’approccio Pink Floyd; suoni, spazi e lungaggini comprese. Comunque Rare Birds non è solo questo, e a tratti risulta gradevole. Come quando  l’ascoltatore riesce a collocare in un genere preciso il brano che sta ascoltando e non può nascondere un sospiro di sollievo,  ringraziando  la steel guitar che s’insinua languida in una country ballad o persino tollerando  l’occasionale  assolo di sax.

Jonathan Wilson musicista per musicisti

Si potrebbe azzardare che Jonathan Wilson voglia occupare definitivamente la casella del ‘musicians’ musician’, categoria tipicamente americana che comprende i musicisti che sembrano rivolgersi ai colleghi più che agli appassionati. In questa direzione sembra andare anche la scelta di ospiti di varia provenienza sonora quali Father John Misty, Lana Del Rey, Laraaji e Lucius. Il risultato è un ambito nel quale dominano  l’esibizionismo tecnico e i dogmi  di sala d’incisione, spesso  a dispetto della freschezza. Ma di questi  aspetti si potrà riparlare dopo il breve tour in azzardata versione solista che porterà Wilson anche in Italia.

Jonathan Wilson - Rare Birds
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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