National Youth Poet Laureate e cantautrice: l’esordio di Kara Jackson si intitola Why Does The Earth Give Us People To Love?
Prima dell’uscita di Why Does The Earth Give Us People To Love?, Kara Jackson era per me, come credo per molti, una sconosciuta. Apprendo adesso che la ventitreenne proveniente da Oak Park, Illinois, è una poetessa che si è guadagnata un titolo di National Youth Poet Laureate e che già tra 2019 e 2021 aveva pubblicato alcune canzoni su bandcamp. Poi nell’ottobre dello scorso anno è uscito il primo brano di Why Does The Earth Give Us People To Love?, No Fun/Party, e poi pochi altri, con il contagocce, fino ad arrivare al LP che per Kara Jackson è dunque un debutto assoluto. E che debutto!
Un collettivo di giovani autori
Oak Park è un sobborgo di Chicago, ma ha notoriamente una scena artistica importante. È il luogo di nascita di Ernest Hemingway, a fine ‘800 è stata la residenza di Frank Lloyd Wright che vi ha lasciato opere e fondazioni, ha una comunità musicale interessante che tocca vari stili. Quello di Kara Jackson è prettamente cantautoriale, sebbene Why Does The Earth Give Us People To Love? sia in realtà opera collettiva alla quale hanno partecipato, oltre lei, tre giovani musicisti che hanno alle spalle dischi o produzioni a loro proprio nome, ossia Kaina Castillo, Nnamdi Ogbannaya, Sen Morimoto. Insieme compongono, suonano, producono, anche se la voce che si ascolta, nonché la chitarra acustica prevalente su tutto il resto, sono di Kara Jackson.
I testi di Kara Jackson e lo stile musicale di Why Does The Earth Give Us People To Love?
La domanda che dà il titolo al disco scaturisce dalla morte di un’amica di scuola quando Kara aveva 16 anni, ma il disco, oltre a riflettere sul tema della perdita, offre molto di più per quanto concerne i testi, che sono di qualità notevole. Rispetto a una interprete ma anche poetessa come Kae Tempest, ad esempio, qui lo stile è meno intricato, più diretto e legato alla tradizione del folk, del blues e del soul. Nonostante l’origine, peraltro, Kara ha una famiglia originaria della Georgia, che regione che dice di aver frequentato costantemente nella sua vita. Se gli ascolti sono conseguenti e Kara Jackson si dice fan del Southern rap e di Beyoncé, come qualunque teenager statunitense, Why Does The Earth Give Us People To Love? piuttosto agli stili succitati, fra echi di Nina Simone (i toni bassi …) e di Joni Mitchell (ascoltare Pawnshop).
Le canzoni migliori
A volte Kara Jackson è sola con la chitarra, a volte il gruppo di collaboratori costruisce infrastrutture musicali sempre molto efficaci, poco ridondanti. L’asso nella manica, però, qui (come sempre) sono le canzoni che hanno un’aura senza tempo e che spesso attingono al sublime. La già citata No Fun/Party, meditazione su un abbandono e sulla solitudine giovanile, Dickhead Blues “when your time becomes somebody else’s refuge”, il racconto di Rat, una On the Road degli anni 00, ma ognuno troverà le sue canzoni preferite, perché Kara Jackson non ne sbaglia nemmeno una.
Tredici canzoni, 52 minuti complessivi, a volte alcune sono brevissime ma restano impresse per la capacità di dire molto con una frase. Every man thinks I’m his fucking mother / Good for milk and good for supper (Therapy). Can’t buy love so I bought liquor / Sick of cures that make me sicker / Whiskey always wets the winner / In the land of TV dinners (Liquor). Da giorni ormai Why Does The Earth Give Us People To Love? è in rotazione e dopo essermi chiesta come potesse piacermi tanto un disco di canzoni tutto sommato tradizionali, la risposta è la più ovvia: la qualità che va oltre le mode. Questo è un esordio veramente straordinario, di quelli che un po’ fanno temere per il seguito, dal momento che portarsi sulle spalle etichette del nuovo/a … generalmente è malaugurante (e molti potrebbero essere i casi da citare per gli ultimi venti anni). Dunque non dico niente, torno ad ascoltare Kara Jackson e il suo Why Does The Earth Give Us People To Love?, consigliandovi di fare altrettanto.
Be the first to leave a review.
Marina Montesano
Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.
