Killer Mike – Michael

Messi momentaneamente da parte i Run The Jewels, Killer Mike torna solista con Michael.

Michael è il sesto album in studio per Killer Mike, che conosciamo meglio come metà dei Run The Jewels insieme a El-P. Pubblicato da VLNS e Loma Vista Recordings, è anche il primo disco in studio da solista di Killer Mike a distanza di 11 anni da R.A.P. Music ed è necessariamente molto diverso dal precedente: difatti, in quell’occasione c’era stato il proficuo incontro con El-P, che l’aveva integralmente prodotto, tanto che mi viene quasi più facile considerarlo come un primo disco del duo. Con Michael, Killer Mike torna allo stile dei suoi LP precedenti, che riunivano molti produttori differenti, e torna la collaborazione con No I.D., che qui risulta centrale, talvolta affiancato da altri nomi, ma di contorno. El-P figura come produttore e come rapper soltanto in un brano, Don’t Let the Devil.

Atlanta e il Southern rap

I guarantee you never seen a ni*ga like me ‘cause they only make these in Atlanta”, conclude Killer Mike in Talk’n That Shit, e in effetti Michael è soprattutto un omaggio alla sua città, Atlanta, e alla scena rap sudista, dopo che l’affiancamento a El-P lo ha proiettato per anni in una dimensione newyorkese. Questo significa un suono old school, ch’è peraltro tipico di No I.D., fatto di rimandi al soul e al gospel. Significa anche una presenza forte di collaboratori che lo accompagnano nel corso delle 14 tracce, molti dei quali ne condividono l’origine: sono CeeLo Green, Mozzy, Young Thug, 6lack, Eryn Allen Kane, Jagged Edge, André 3000, Future, Currensy, 2 Chainz, Kaash Paige, Blxst, Fabo, El-P e Ty Dolla Sign.

A volte aggiungono qualcosa, a volte no. Per esempio da Scientists & Engineers con André 3000, Future e Eryn Allen Kane mi sarei aspettata qualcosa in più: ma André si accontenta di un parlato iniziale e lascia la scena a Future, che non si stacca dal solito autotune, dunque alla fine il meglio lo dà proprio Killer Mike. Decisamente più riuscita la collaborazione con Young Thug nell’ansiogena Run, un dei momenti migliori del lavoro, con i fiati ad accompagnare il crescendo.

I temi del disco

Belli gli affondi di Killer Mike nei suoi trascorsi più personali e intimi, come in Motherless, che ripercorre i rapporti con il ramo femminile della sua famiglia (la madre, la nonna che l’ha cresciuto), l’unico presente nella sua vita. Oppure in Slummer, dove ripensa alla gravidanza interrotta di una ragazza che frequentava nell’adolescenza. La scelta delle basi soul è spesso felice, come in Something for Junkies. Nel complesso, però, danno una sensazione di inevitabilmente già sentito, mentre la già citata collaborazione con El-P, Don’t Let the Devil, pur improntata anch’essa al Southern sound delle altre canzoni, dice che la chimica fra i due è sempre lì, il che allieta.

Michael ha molti ottimi momenti e nel complesso pochi veramente deboli. Se confrontato con R.A.P. Music mancano veri classici come Reagan e Anywhere But Here ma, come detto, quel disco era l’inizio di una collaborazione destinata a fare scintille. Qui Killer Mike indulge un po’ nel farci vedere dov’è arrivato rispetto alla scena da cui proviene ed è inalienabile, però adesso attendiamo che torni a guardare in avanti.

Killer Mike – Michael
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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