Sempre prolifici, ma sempre credibili, King Gizzard & The Lizard Wizard.
Devo sbrigarmi a scrivere questa recensione, prima che i King Gizzard & The Lizard Wizard se ne escano con un nuovo album. Li abbiamo lasciati a febbraio con L.W., ultimo capitolo di una trilogia microtonale, che era principalmente un’acida incursione nella musica mediorientale (nel frattempo sono usciti anche due live carichi della solita vulcanica energia) e ora eccoli alle prese con la loro versione di un suono kosmisch basato soprattutto su ipnotici loop di synth modulari, il cui rimando più immediato è il krautrock elettronico, magari della tarda epoca, vedi ad esempio il Manuel Göttsching di E2-E4, già anticipatore di certa techno ed house music. Il loro approccio è come sempre ironico, ludico, gioioso e questo fa si che la musica di Butterfly 3000 abbia un calore che evoca più il sole della loro terra australe che non i neon di un laboratorio di Düsseldorf o di una discoteca di Berlino.
La Germania australiana di Butterfly 3000
Le trame elettroniche minimali si armonizzano e si incastrano coi suoni di strumenti elettrici ed acustici, come le chitarre di Black Hot Soup e Yours (su questa anche dei soffi vagamente blues di armonica a bocca), in tessiture che rendono il disco un unico, lungo ed ammaliante flusso in cui immergersi, dal quale non spiccano episodi in particolare. Il ritmo è un 4/4 incalzante ed a tratti anche ballabile, Yours e Interior People viaggiano sui binari di un classico motorik beat, le voci sono un falsetto svagato (che a lungo andare trovo francamente un po’ snervante).
Questo singolare kraut australiano riesce ad abbracciare il dreampop, una morbida psichedelia, disco music robotica e musica etnica. La loro ambizione di multiculturalismo è testimoniata dal packaging del disco in vinile, ne esistono infatti tre diverse versioni, ciascuna disponibile in undici lingue differenti. Ci sono spezie dall’estremo oriente in Shangai e Dreams, su Interior People fa capolino il suono di uno strumento mediorientale, probabilmente un oud, che riporta alle atmosfere del disco precedente. La struttura ripetitiva dei brani si presta ad efficaci crescendo, Blue Morpho, Black Hot Soup e la title track sono dei tappeti volanti sui quali levitare.
Questa congrega di adorabili freaks riesce a non annoiare, malgrado l’incontenibile prolificità, grazie alla bravura ed alla leggiadria con cui si cimenta negli stili più disparati, con un risultato incapace di sintesi unitaria, ma il cui fascino sta anche in questo, nell’immediatezza e nella freschezza del gesto creativo che esprime liberamente la loro vivacissima ispirazione.
King Gizzard & The Lizard Wizard e l’elettronica umana
Non tragga in inganno l’utilizzo dell’elettronica, la musica dei KG&TLW rimane profondamente umana e questo è anzi uno dei loro album più sereni e gioiosi, non è un caso che sia stato concepito in tempi così difficili: La farfalla a cui si riferisce il titolo simboleggia un bisogno e un desiderio di rinascita, ce lo dice esplicitamente il testo di Shangai:
Bye bye Shanghai.
I’ve become a butterfly. Born-again overnight.
Bye bye Shanghai.
Bye bye my life. Born-again overnight. Bright lights up high…
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Mirco Delfino
Nasce a Savona nel 1966 e per il momento ancora vive. Ascolta musica voracemente e ne scrive a tempo perso. Ad una certa età pensa di sentirsi troppo vecchio per continuare a comprare dischi, ma rinsavisce in fretta e torna sulla retta via. Lavora come infermiere in terapia intensiva e durante la pandemia la musica lo aiuta a pensare a qualcosa che non sia il Covid-19.
