Chromatica o monocromatica? Il ritorno alle origini di Lady Gaga.
Lady Gaga è stata l’ultima diva in grado di cambiare l’orizzonte mainstream utilizzando una serie di strumenti più che efficaci. Nel 2008 con l’album d’esordio The Fame (e l’anno dopo con l’ep The Fame Monster), Stefani Joanne Angelina Germanotta (sic!) si riappropria di un elemento di rottura, tipico dell’ambito pop newyorkese dei tempi che furono. Aspetti come il camp, il kitch, la fluidità di genere e la magniloquenza dell’esagerazione ritrovano una collocazione contemporanea tra la musica e le performance della giovane artista italo-americana. Alcuni brani dell’epoca sono ormai classici ricordati piacevolmente anche da chi non è avvezzo al genere. Paparazzi, Poker Face o Telephone (con Beyoncé) sono pietre miliari scolpite nei vari Guinness dei primati e non sfigurano accanto ai classici della disco anni ’70.
Gli anni della sobrietà
A un certo punto Lady Gaga vuole dimostrare di non essere solo un’abile operazione di marketing ben confezionata e addobbata al meglio per stupire le platee mondiali. Lady Gaga sa anche cantare e si confronta con i veri mostri sacri dell’evergreen. Eccola quindi nell’album Cheek To Cheek (2013) duettare con Tony Bennett sulle note di titoli impegnativi quali Sophisticated Lady e The Lady Is A Tramp. L’operazione riesce, il resto un po’ meno. Il successivo Joanne, pur riscuotendo un successo adeguato al personaggio, rivela una Gaga sottotono che brancola cercando nuove fonti di ispirazione stavolta chiamando in causa generi quali il country o il rock non sempre adatti alle sue corde. E’ dura mantenere ad alto voltaggio lo shock iniziale, anzi il grande successo del film A Star Is Born (e relativa colonna sonora) rendono la nostra personaggio adatto a ogni tipo di pubblico.
Chromatica. Lady Gaga 2020 o Madonna 1990?
Ed ecco la Gaga d’annata! Chromatica più che il nuovo album di Lady Gaga suona come un buon album di Madonna degli anni ’90. Un ritorno alle origini senz’altro divertente, un piacevole esempio del Gagapensiero, ma più che cromatico, il disco in questione è monocromatico. I rimandi al passato si sprecano. Il singolo Stupid Love somiglia a Born This Way che a sua volta somigliava a Express Yourself di Madonna. Babylon ammicca a Vogue, sempre dalla sig.ra Ciccone dei tempi d’oro, e i duetti con Ariana Grande in Rain On Me o con Elton John (assolutamente fuori luogo) in Shine From Above hanno l’aria di uno spreco di energia e un’atmosfera a rischio Eurovision Song Contest. Quindi divertente ma nulla di più. Tredici brani, più tre brevi quanto ampollosi intermezzi musicali, per un disco uniforme che pesca nell’ambito dell’adult-pop e che promette un successo commerciale degno di nota, ma di poca sostanza. Giusto per fare un esempio, l’operazione nostalgico-futurista di Dua Lipa oscura quella nostalgico-solipsistica di Lady Gaga. In attesa di qualcosa di meglio diamo una sufficienza alla carriera. E al coraggio…
Lady Gaga – Chromatica
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Mauro Carosio
Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.