Little Simz e No Thank You, un messaggio forte fin dal titolo
Arriva senza fanfare o grandi annunci il quinto album in studio di Little Simz, e giusto a qualche settimana dall’assegnazione (a dire il vero piuttosto tardiva) all’artista anglo-nigeriana del Mercury Award per Sometimes I Might Be Introvert. No Thank You (Primary Artist) non è tuttavia un lavoro rilassato né autocelebrativo. Frustrazione e rabbia sono i sentimenti che predominano nei testi delle dieci tracce incluse nell’album.
Tutti i brani sono scritti e prodotti dalla stessa Little Simz, che si avvale per l’occasione della collaborazione della produzione di Inflo e della voce raffinata e soave di Cleo Sol entrambi membri del prolifico collettivo SAULT.
Little Simz – No Thank You: la centralità dei testi
Come già prassi nelle opere precedenti, e forse in maniera ancora più precisa che in passato, le liriche, tanto dirette quanto eloquenti offrono alla musicista/attrice il palcoscenico per esprimere una miriade di emozioni, in quello che può a ragione essere considerato il lavoro più maturo dell’anglo-nigeriana, nonché il perfetto sequel del già magnifico Sometimes I Might Bbe Introvert.
Se il nuovo lavoro si presenta rispetto al precedente come un diamante grezzo, forse pubblicato senza troppa cura per i dettagli, non paiono risentirne i brani che presentano un andamento inusuale, privo di strutture classiche e assumono in questo modo toni trionfali e una magniloquenza che fanno da perfetto controcanto ai testi, lo sfondo sul quale la musicista britannica lascia scorrere il flow infuocato del suo rap inconfondibile.
I momenti migliori di No Thank You
Si inizia con Angel, invettiva contro il mondo musicale, dal quale diventa indispensabile emanciparsi:
“Posso capire come un artista possa essere contaminato, frustrato./ A loro non importa se la tua mente è sull’orlo di qualcosa di oscuro/ Basta che tagli la busta paga di qualcuno /E mandi i loro figli alla scuola privata in una navicella spaziale/ Sì, mi rifiuto di essere su una nave di schiavi/Datemi tutti i miei padroni e abbassate le vostre paghe/Huh, quello che porto in tavola è più di un banchetto per il ventre della bestia”, rappa Little Simz.
E si prosegue con la splendida Gorilla, complessa e intricata, sempre giocata attorno al tema della musica e della creazione musicale, mai data per scontata, tanto da includere fra le righe un omaggio al rap Mac Miller morto tragicamente nel 2018 a causa di un’overdose. Ma siamo solo agli antipasti. Silhouette e No Merci possono essere inclusi fra i momenti più significativi dell’album, fra sonorità gospel e affermazione della propria individualità: “Tutto questo amore finto mi ha fatto sentire che sono la più vera qui”, udiamo in Silhouette, e ancora più chiaramente in No Merci: “Lo sai che sono nera senza riserve/Vedo che ti rende nervoso, non devi recitare /Sono una mina umana /Non sono un essere umano che può essere manipolato/Se il contratto è più di due pagine, è un cattivo segno”.
Il discorso prosegue trionfale in X, introdotta da ritmi tribali ce ipnotici, fino a culminare in Broken, cuore centrale di No Thank You, un album bello e riuscito, la cui unica sbavatura può essere considerata forse Sideways, che risulta a tratti piatto e ripetitivo e ci si chiede perché sia stato inserito in questo album e proprio prima della sinuosa Who Even Cares.
Nel complesso, tuttavia, la notazione non può che essere estremamente positiva.
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