Mac DeMarco - Five Easy Hot Dogs

Five Easy Hot Dogs: delude il disco-diario di viaggio di Mac DeMarco

La prima volta che ascolti Five Easy Hot Dogs (Mac’s Record Label), ultima prova del talentuoso cantautore Mac DeMarco, la trovi piacevole e forse intrigante; la seconda già inizi a mostrare insofferenza verso certi suoni che paiono presi dalle colonne sonore dei filmetti soft core degli anni ’70; la terza arrivi alla inesorabile conclusione che si tratta di un disco irritante ed inutile.

Il giovane canadese giunge a questa sua quinta pubblicazione dopo gli esordi sfolgoranti di 2 e Salad Days e la successiva conferma di This Old Dog che avevano fatto gridare in molti al miracolo per questo giovane che mischiava le sue sonorità indie e la sua attitudine lo-fi con spunti melodici clamorosi, sempre sul filo del rasoio del coraggioso rischio di scadere dagli Steely Dan (di cui è un innamorato adoratore) agli America, ovvero dal pop più raffinato ed intelligente alle facili e mielose sonorità easy listening.

Questa prova invece segna un brusco arresto nella crescita di un artista che rimane pieno di talento, ma che qui inciampa in una autorefenzialità piuttosto fastidiosa.

Cosa si ascolta in Five Easy Hot Dogs

Disco nato e registrato durante un viaggio in solitaria sulla West Coast tra Stati Uniti e Canada, interamente strumentale, scritto suonato e missato dal solo DeMarco, si articola in 14 episodi che si intitolano con il nome della città in cui sono state scritte, in ordine rigorosamente cronologico rispetto alle tappe del viaggio.

Strumentazione ovviamente basica, chitarre acustiche, delicatissimo tappeto percussivo elettronico, inserti di tastiere spesso fuori luogo (il simil-moog di Edmonton), musica sussurrata e con le asperità di un tavolo da biliardo. Musica da cameretta (il disco è stato registrato in stanze di motel e hotel durante il viaggio), che offre la spiacevole sensazione di essere stata scritta dal canadese più per se stesso che per il pubblico e che, con un classico peccato di sopravalutazione, lo stesso ha pensato che se piaceva a lui doveva piacere anche agli altri. Purtroppo non sempre è così e di sicuro non lo è in questo caso dove questa musica, intima e privata, forse sarebbe stato bene fosse rimasta tra i nastri di casa DeMarco.

Non mancano gli episodi dove emerge la capacità del nostro uomo di proporre ganci melodici notevoli (Portland, Portland 2, Vancouver 3 e Chicago), ma se – come detto – ai primi ascolti il disco appare anche essere a tratti piacevole, alla lunga risulta essere piatto, noioso e, peccato mortale per ogni prova discografica, del tutto inutile.

Un passaggio incerto nella carriera di Mac DeMarco

Siamo sicuri che le intenzioni di DeMarco fossero le migliori, cioè il tentativo di trovare una formula originale a questo indie pop che rimane la sua cifra stilistica, con un lavoro non cantato che evidenziasse la sua capacità di scrittura; ma così non è stato e il tutto risulta annacquato, sedato, musica ordinariamente piacevole, ma totalmente priva di guizzi e di trovate.

Di sicuro da un talentaccio del genere ci dobbiamo aspettare di più; lo attendiamo fiduciosi alla prossima prova dopo questo mezzo passo falso.

Mac DeMarco – Five Easy Hot Dogs
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Classe 1965, bolzanino di nascita, vive a Firenze dal 1985; è convinto che la migliore occupazione per l’uomo sia comprare ed ascoltare dischi; ritiene che Rolling Stones, Frank Zappa, Steely Dan, Miles Davis, Charlie Mingus e Thelonious Monk siano comunque ragioni sufficienti per vivere.

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