Circles è l’album postumo di Mac Miller
Primo album postumo per Mac Miller: si può sospettare che altro materiale inedito e più o meno raffazzonato emergerà in seguito, ma questo Circles era davvero in preparazione per fornire un seguito a Swimming. Gli arrangiamenti finali sono stati affidati a Jon Brion, polistrumentista e compositore che già lavorava con Mac Miller al disco, e che dunque meglio di altri avrebbe potuto interpretare la volontà del musicista di Pittsburgh.
Mac Miller intendeva dare un seguito a Swimming
Già evidente su Swimming, Circles mostra la transizione di Mac Miller da rapper a cantante. Una transizione non senza problemi, va detto, perché la voce di Malcolm è uno strumento limitato. Ha certo un bel tono caldo, e gli permette di avventurarsi in qualche falsetto, ma il range vocale finisce lì. Meglio quando alterna rap e canto, come in Woods. Quello che salva la musica di Mac Miller è il suo amore sincero per la black music, che in vita l’aveva portato a collaborare con tanti rapper e ad essere molto apprezzato in quell’ambiente.
C’è spazio anche per una cover dei Love
Circles mostra Mac Miller nella sua dimensione più introspettiva per quanto riguarda i testi, accompagnati generalmente da mid tempo che virano verso la ballata e una sorta di indie-soul-pop a tinte pastello. Good News, scelta come singolo, potrebbe essere il manifesto dell’intero disco.
Segnaliamo anche una cover di Everybody’s Gotta Live (qui solo Everybody) di Arthur Lee, pubblicata dai Love nel loro settimo album Reel to Real (1974). Una generica piacevolezza dell’insieme non può far dimenticare che Circles non ha momenti particolarmente alti, e che in generale l’opera di Mac Miller, oramai tristemente arrivata alla conclusione, esercita un appeal su critica e fan difficile da comprendere di fronte a canzoni spesso piuttosto blande e prive di picchi emotivi e non troppo articolate. Era quello che emergeva dall’ascolto di Swimming, e questo Circles non fa che confermare l’opinione. Che in Mac Miller vi fosse del talento è indubbio: così resta soprattutto il dispiacere di non averlo visto crescere.
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