Maria McKee - La Vita NuovaFire - 2020

Maria McKee – La Vita Nuova non è solo artistica

Fire – 2020

Non si può dire che dagli anni ’80 a oggi Maria McKee sia rimasta uguale a se stessa. Questo vale per la voce, per il modo scrivere musica e parole e, ultimo ma non meno importante aspetto, per l’orientamento sessuale. La Vita Nuova, suo primo lavoro dopo 13 anni di inattività discografica, racconta tutto questo.

Per molti Maria McKee è la fascinosa cantante dei roots-rockers (o cowpunkers) Lone Justice, immortalata a occhioni azzurri sgranati sulla copertina del primo album della band (1985). In epoca successiva c’è da segnalare la presenza di due suoi brani in colonne sonore importanti. Show Me Heaven – ballatona sin troppo FM di gran successo – è su Days Of Thunder di Tony Scott (1990). La più folk e asciutta If Love Is A Red Dress (Hang Me In Rags) figura invece in Pulp Fiction di Quentin Tarantino (1994). A dire la verità il seguito di carriera non è troppo rilevante, pur segnando un progressivo distacco dal suono detto ‘Americana’ persino con escursioni quasi elettroniche.

La Vita Nuova è il disco ‘inglese’ di Maria McKee

L’ormai remoto Late December era stato poco considerato, mentre La Vita Nuova – titolo ispirato alla Vita Nova di Dante (*) – sta suscitando un certo interesse, almeno in ambito cognoscenti . E’ un lavoro solido, solenne e molto inglese. Da qualche tempo McKee vive fra Los Angeles e Londra, ma è la capitale del Regno Unito a farsi sentire di più. La voce ha perso il piglio sfrontato di Ways To Be Wicked (primo brano di successo dei Lone Justice) e ora ha un timbro agrodolce e un fraseggio esperto che fanno pensare a Sandy Denny. Alla Sandy Denny solista, e in misura minore a Kate Bush, riconduce anche lo stile compositivo, fatto di ballate pianistiche dall’andamento  sciabordante (immaginate un veliero che solca il mare) e dal respiro melodrammatico, quasi sempre rivestite da ampio accompagnamento orchestrale.

 

Quanto ai testi, ampi e solenni anch’essi, il referente sono i poeti romantici inglesi, in particolare John Keats. A loro s’aggiunge un tocco esoterico alla William Blake; non a caso sul suo profilo Twitter McKee scrive “I make music and magick”. La Vita Nuova è un disco dedicato al desiderio, ma anche al rimpianto; un disco di addio al passato. Il titolo potrebbe essere legato alla presa di possesso da parte dell’autrice di una nuova identità in veste di “pansexual, polyamorous, gender-fluid dyke” (wow!). In Just Want To Know If You’re Alright si legge “Vivo sola e molto tranquilla/ Da te non voglio che una cosa/ Sapere che stai bene”, versi secondo alcuni commentatori dedicati al marito da cui McKee si è separata dopo quel roboante coming out.

Così tanta ‘intenzione’ sia nella musica sia nelle parole potrebbe risultare presuntuosa, auto-importante. Invece l’effetto d’insieme è credibile, insolito, maestoso. Ma c’è un problema…

La Vita Nuova ha un solo guaio

Il problema de La Vita Nuova è comune a molti dischi di questo periodo: l’eccessiva lunghezza: 14 brani per 64 minuti di durata con pochissimi scatti nell’andatura. E se l’immagine del veliero di cui si diceva è certo suggestiva, al quattordicesimo veliero (peraltro uno dei più eleganti, However Worn) vien voglia di veder passare persino un mega-condominio galleggiante da crociera triste. Con 10-pezzi-40-minuti si sarebbe potuto parlare di uno dei migliori dischi dell’anno.

(*) Curioso a dirsi, La Vita Nuova è anche il titolo di un recente EP di Christine & The Queens.

Maria McKee - La Vita Nuova
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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