Quarto disco per il cantautore-attore Marlon Williams: My Boy.
Marlon Williams è un cantautore e attore neozelandese poco più che trentenne, arrivato, con My Boy (Dead Oceans), al quarto album. Facendo un po’ d’attenzione lo si può vedere in A Star Is Born, nella versione recente girata e interpretata da Bradley Cooper, con la partecipazione di Lady Gaga. Nel film Williams impersona, sul palco, il grande Roy Orbison, sia pure in una breve sequenza. Come si è già scritto qui, in occasione di Make Way For Love (2018), e ancor prima per l’omonimo debutto, la cifra stilistica di Williams non si discosta molto da un gradevolissimo easy listening, ma sempre di alto livello.
Lo sguardo rivolto al pop radiofonico del passato
I confini della sua proposta artistica, oltre all’evidente debito orbisoniano, possono stare racchiusi in una zona più o meno ben definita tra Chris Isaak e Lloyd Cole, un fertile terreno dove abbondano riferimenti al pop radiofonico americano degli anni sessanta e settanta. Da questo punto di vista, il neozelandese deve essere un forte ascoltatore di hit parade del passato, o perlomeno, vista l’età, avere scaricato delle belle playlist!
Con My Boy, il nostro sembra cercare, più che in passato, la via verso il passaggio video-radiofonico, come si sente nella deliziosa title-track (con il suo video allusivo) o nella quasi-disco di Dont Go Back, dove è affiancato da una voce femminile. Nella gradevolezza spensierata della tracklist, come di consueto si fanno strada alcune ballate pianistiche, forma che si presta assai bene alla voce di Williams, ma che viene rilasciata a piccole dosi nella sua discografia. Di questo genere, qui troviamo la bella Princes Walk e soprattutto l’ambiziosa Trips, canzone segnata da un incipit alla Procol Harum. Per la chiusura del disco, con Promises, Williams torna ad ispirarsi ad Orbison, e, per via degli apprezzabili impasti vocali, anche agli intramontabili Beach Boys di Brian Wilson.
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